Andrea Cupitò era un agente di commercio. La moglie Michela: non aveva altre patologie
UDINE. Questa che vi stiamo per raccontare è una delle storie più maledette dell’era Covid-19. Perché parla di un uomo, di un marito e di un padre di famiglia che fino a poco più di un mese fa scoppiava di salute, che non aveva alcuna patologia e che oggi la moglie Michela, i figli Christian e Consuelo e i tanti amici che aveva, si ritrovano a piangere.
Andrea Cupitò, originario di Osoppo ma da trent’anni cittadino udinese, se n’è andato lunedì mattina all’ospedale di Udine dove era ricoverato dal 30 dicembre all’età di 56 anni. I primi sintomi li aveva avvertiti il giorno 22. «Vado a fare il tampone – aveva detto – anche perché non mi sento bene». Il responso era arrivato subito. Positivo. Alla vigilia di Natale qualche linea di febbre e poi la tosse. Nel frattempo era risultato positivo anche il tampone della moglie. «Ma io – sospira Michela – me la sono cavata con due giorni di febbre e un forte mal di testa».
Il 30 dicembre, come detto, il ricovero in ospedale. A saperlo in pochi: parenti, vicini di casa, gli amici più stretti. I contatti con la famiglia erano comunque quasi quotidiani. La sera del 6 gennaio Andrea aveva addirittura fatto una video chiamata con casa: «Guardate che bella faccia che ha oggi papà», le parole di Michela ai suoi ragazzi. La famiglia lo aveva poi convinto a vedere la partita della “sua” Juventus. Più tardi, sul suo profilo whatsapp, l’insolita, per lui pubblicazione della foto del monitor su cui si controllano il battito cardiaco e la pressione. Un modo per rompere quel guscio di solitudine nel quale si era ritrovato e per comunicare con l’esterno.
Aveva tranquillizzato gli amici che, preoccupati, gli avevano chiesto lumi sulle sue condizioni: «Non sto male, ma è debilitante al massimo. Confido di uscire tra qualche giorno, anche se poi il decorso sarà un po’ lungo». Quel giorno non è mai arrivato. Il cellulare di Andrea due giorni dopo ha cominciato a non visualizzare più i messaggi. «Lo hanno intubato, è in terapia intensiva», rispondeva al telefono Michela.
Sono cominciate così due settimane di ansia in cui si sono accavallate paure e speranze e con il cuore che saliva in gola ogni volta che squillava il cellulare per la chiamata che arrivava dall’ospedale. «Andrea era una persona sana, non ha mai avuto alcuna patologia eppure il Covid ce l’ha portato via brutalmente e in poco tempo», dice disperata ma composta nel suo dolore Michela mentre viene abbracciata da Christian e Consuelo. La famiglia non vuole creare allarmismi, ma mettere in guardia sì. Perchè il Covid forse – non è il caso di Andrea – molti l’hanno sottovalutato. «Prendete tutti le precauzioni del caso, questo virus può colpire qualsiasi fascia di età», è l’appello della famiglia. I funerali si terranno venerdì alle 12 nella chiesa di Sant’Andrea a Paderno.
Andrea, che aveva 56 anni e che ricopriva il ruolo di security area manager per la Iess ed era agente di commercio per la Goccia Illuminazione, lascia un vuoto enorme anche tra gli amici. Era il compagno ideale per una serata in compagnia ma soprattutto c’era sempre: per i colleghi, per gli amici che vedeva frequentemente e allo stesso modo per chi incontrava due volte all’anno. All’amico con un problema tendeva sempre la mano. Sì, è proprio maledetta questa storia.