Vianello: «Dimezzati i ricoveri per bronchite ed enfisema, nessuno per influenza»
PADOVA. Dimezzati i ricoveri di pazienti che accusano il riacutizzarsi di patologie respiratorie croniche e, ad oggi, nessun ricovero legato a conseguenze dell’influenza stagionale: le misure di difesa contro i contagi da coronavirus si stanno dimostrando efficaci anche per abbattere altre malattie respiratorie, o quantomeno il loro aggravarsi tipico della stagione invernale.
I dati sono quelli dell’Unità di Fisiopatologia respiratoria del Policlinico universitario, diretta dal professor Andrea Vianello. Il reparto, che a regime normale conta 15 posti letto, dall’inizio dell’emergenza sanitaria ha dovuto modificare la sua geografia, dedicando 8 posti alle degenze non Covid e 18 alle degenze Covid, in regime di Terapia subintensiva.
Ma se alle porte dell’inverno si temeva che quegli otto letti potessero non bastare, andando incontro ai mesi freddi in cui si moltiplica l’acutizzarsi di patologie come la Bpco, ovvero la bronchite associata all’enfisema, o le stesse polmoniti e influenze, a metà del guado stagionale i numeri stanno tranquillizzando i medici.
«A partire da novembre quando normalmente iniziano a vedersi i casi di riacutizzazione di patologie respiratorie croniche» conferma Vianello, «stiamo registrando metà dei ricoveri a cui eravamo abituati. Dei circa 40 ricoveri mensili legati a questo tipo di pazienti, ne stiamo vedendo una ventina. Si tratta di broncopneumopatia cronica, indicata con Bpco, che associa la bronchite all’enfisema, e le polmoniti di natura batterica e sono addirittura a zero i ricoveri per complicazioni di influenza. Questo andamento» spiega il professore, «si spiega in parte con la massiccia campagna di vaccini antinfluenzali, che tuttavia venivano fatti anche gli anni scorsi. La vera differenza» rileva Vianello, «la stanno facendo le misure di protezione contro il Covid, le mascherine innanzitutto». Un elemento questo che dovrebbe suggerire, quantomeno a chi soffre di patologie croniche, quanto possa essere importante proteggere le vie respiratorie, indipendentemente dal Covid.
In reparto arrivano anche meno polmoniti: «Vi sono differenze sia sul piano clinico che su quello radiologico nele polmoniti Covid e non Covid: queste ultime hanno natura batterica e sono quindi curabili con una terapia antibiotica. Così non è per quelle causate dal virus, che non hanno cura. Inoltre il Covid fa sviluppare una polmonite bilaterale e molto estesa».
Legata al fumo di sigarette è invece la Bpco che colpisce il 4% della popolazione ed è stata la seconda causa di morte nel 2020. Le persone che soffrono di questa patologia non hanno tuttavia un maggior rischio di contrarre il Covid: «Gli studi» conferma Vianello, «escludono sia un fattore di rischio per contrarre il Covid 19, mentre confermano che chi è affetto da Bpco, qualora contragga il Covid, più facilmente vada incontro a uno sviluppo più grave dell’infezione. La Bpco è molto diffusa» conclude il professore, «e anche se il vizio del fumo da qualche anno sta diminuendo, servono almeno dieci anni perché un soggetto che smette di fumare recuperi la capacità respiratoria persa. Quindi l’incidenza della Bpco, diffusa tra gli over 60, è presumibile scenderà fra qualche anno». —