«Ci sono troppi pazienti, serve responsabilità». Il vaccino è la speranza, «ma ci attendono due mesi duri»
PORDENONE. Non si muore e soprattutto non ci si ammala solo di Covid. Ed è per questo che a tutte le persone viene chiesto un gesto di grande responsabilità perché la rete ospedaliera è davvero sotto pressione a questo significa che non solo i sanitari fanno fatica a prendersi cura come vorrebbero dei malati Covid, ma anche di altri pazienti che dovessero avere serie problematiche di origine diversa.
Lo ha detto in un messaggio – che ancora una volta è un appello a tutte le persone che si definiscono “realtisti”, appartenenti al partito della realtà – l’infettivologo dell’Asfo, Massimo Crapis. In un video in cui fa il punto della situazione, piuttosto severa sotto il profilo dei contagi, visto che sono stati sfiorati i 200 ricoveri, Crapis spiega: «Ci rendiamo conto che non riusciamo a fare correttamente tutti i passaggi che dovremmo fare e questa genera negli operatori sanitari una grandissima frustrazione – ha premessa –. Non c’è un noi o un voi, dobbiamo essere tutti molto responsabili a prescindere dal tecnicolor delle regioni. Dobbiamo pensare di essere in pericolo tutti, ma – lo dico anche a chi pensa che il Covid non esista – occhio a non ammalarvi in generale perché non riusciamo a garantire l’ottimale assistenza a chi arriva in ospedale per qualsiasi motivo. Quindi cerchiamo proprio di non ammalarci» è la forte raccomandazione.
La speranza legata al vaccino c’è, «la risposta degli operatori sanitari è brillante, in questo momento c’è un entusiasmo nell’aderire alla vaccinazione, ma questo non deve farci credere che la battaglia sia vinta». Non è tempo di abbassare la guardia, come raccomanda Crapis: «I vaccinati di adesso non sono protetti, bisognerà aspettare una settimana dopo la seconda dose per cui ben che vada a febbraio i primi vaccinati saranno protetti. Sono d’accordo con l’entusiasmo, ma che non ci dia una falsa percezione perché prima degli effetti benefici, che ci saranno, dovremmo aspettare. Prima di giugno e luglio la vaccinazione non sarà completata. Saranno due mesi molto duri per tutti, tempi duri per chi cura e per chi si ammala. Cerchiamo di essere ancora più responsabili».
Un appello alla responsabilità rinnovato anche dal medico e assessore comunale Pietro Tropeano: «Non tutti hanno capito il momento delicato che stiamo vivendo, pensano che i problemi sono solo di pochi altri. Zona gialla, arancione, rossa, non è un problema di colori: ciò che deve fare la differenza è il nostro senso di responsabilità, rispettare più che mai le misure già note a tutti e poi mantenere sempre alta la volontà di ritornare alla nostra quotidianità».