La struttura ospita 66 anziani e all'interno ci lavorano un'ottantina di persone: l’incontro con i familiari avviene dietro a una parete trasparente e possono parlarsi grazie a un interfono
LUCCA. «Non tocco la mia mamma da febbraio...». Patrizia Martini si alza dalla sedia, lascia l’interfono che fino quel momento ha usato per farsi sentire dalla sua mamma e superare quella barriera di vetro che da quasi un anno separa i loro corpi. Mai più un contatto fisico da quando è scattato il primo lockdown ma gli sguardi e le parole di conforto non sono mai mancati. La mamma, Giorgia Ambrogi, 93 anni, è una dei 66 ospiti della rsa Don Gori di Marlia e ieri era il suo compleanno. «Come regalo le ho portato una crema per il viso - racconta Patrizia - di quelle profumate che a lei piacciono. Mia mamma non realizza tanto la situazione in cui ci troviamo e mi dice: “Ma dimmi tu se devo vedere la mi’ figliola da un vetro...”. Nella disgrazia generale per fortuna riusciamo a vederci e a sentirci: in altre rsa non è così».
Da quando è scoppiata l’epidemia da coronavirus la casa di riposo Don Gori, gestita dalla Capannori Servizi e all’interno della quale lavorano un’ottantina di persone tra infermieri, operatori sanitari e volontari, si è trasformata in una specie di “bolla” protettiva che a oggi il virus non è riuscito a superare: nessun positivo fra gli anziani ospiti e un sistema di controllo molto rigoroso che ha portato inevitabilmente, in una logica di protezione, anche a un maggiore isolamento degli anziani che di fatto non escono mai dalla struttura.
Anche Antonio Lunardi è venuto a trovare la sua mamma. Si chiama Anna Maria Martinelli e pure lei ha 93 anni. È seduto sulla sedia e poggia la mano sul vetro quasi a volerla toccare, almeno per un attimo. Le chiede come sta, si guardano a lungo. «La vita di mia madre è scandita dai contatti col personale sanitario - racconta - non ha nient’altro. È con loro che magari scambia due chiacchiere. Mi dice: “Che ci sto a fare qui?”. Vedersi attraverso un vetro non si può definire una visita ma almeno questo si può fare e dobbiamo anche ringraziare la struttura che ci dà questa possibilità». Perché fin dallo scoppio della pandemia da Covid-19 nella rsa Don Gori il problema della mancanza di relazioni, del distacco, della solitudine e di quanto questo possa incidere sullo stato di salute degli ospiti se lo sono posto subito. Come coniugare l’esigenza di protezione dal virus e quella di fatto opposta di mantenere le relazioni umane? Lo stesso sindaco di Capannori, Luca Menesini ha sottolineato, in una lettera inviata il 2 dicembre al presidente della Regione Eugenio Giani e all’assessore regionale alla Sanità Simone Bezzini quanto sia importante l’affetto umano nella cura delle malattie auspicando che nessuno ne sia privato in questo momento di difficoltà. Ospiti delle rsa compresi. Nella stessa lettera Menesini precisa anche, proprio facendo riferimento alla Don Gori che qui da marzo viene dato grande spazio all’umanità «perché consapevoli che nessuno deve sentirsi solo». Quindi non solo telefonate con parenti e amici ma anche un sistema di “incontri senza toccarsi”, su prenotazione, divisi da un vetro e aiutati da un interfono che poi non è altro che un baby monitor; ma con l’intenzione di migliorarsi fino ad arrivare a creare, anche alla Don Gori, la stanza degli abbracci. «La struttura ci ha aiutati a garantire gli incontri - spiega il direttore della Capannori Servizi, Antonio Sconosciuto - visto che è ricca di vetrate e terrazzi. La Don Gori ospita, oltre ai 66 anziani anche un modulo di cure intermedie con 14 letti. All’interno gli anziani possono stare senza la mascherina: sono gli operatori sanitari che si proteggono. All’inizio familiari e amici vedevano gli anziani dal vetro e si parlavano così ma ci siamo resi conto che facevano fatica e quindi abbiamo messo un interfono. Vedendo che la cosa funziona ne abbiamo ordinati degli altri che sono in arrivo. Forse il passaggio più difficile è quello che deve affrontare il nuovo ospite: non solo tampone negativo ma anche isolamento di 15 giorni in una struttura nuova, che non conosce per nulla».
All’interno della rsa di Marlia lavora anche Morena Biondi, assistente sociale. «Con lo scoppio della pandemia - spiega - c’è stato sicuramente un problema relazionale. Prima l’rsa era molto aperta, gli ospiti uscivano e avevano dei contatti. Ora non è più così. Le visite attraverso il vetro sono cominciate in primavera ma vedersi di persona è un’altra cosa. Per gli anziani all’inizio è stato destabilizzante anche vedere noi con la mascherina. Non erano abituati, non si rendevano conto. Dovevamo dire loro di stare distanti, di non abbracciarci...». Anche le attività di animazione previste prima della pandemia sono state ridotte. E a pranzo ognuno mangia in un tavolo singolo.
Giovanna Tambellini ha 67 anni e da due è ospite alla Don Gori. È arrivata a Capannori dall’America quando aveva 30 anni insieme alla famiglia e qui aveva avviato un’azienda che produceva coccarde. Poi, quando la madre era ormai molto anziana, sono entrate insieme nella rsa. «Abitavamo in Pennsylvania - racconta Tambellini - siamo arrivati qui nel 1984. Mia mamma è morta che aveva quasi 100 anni ma io sono rimasta qui perché sto bene. Certo col Covid la vita è molto cambiata. Prima qui era pieno di gente, ora invece ci si vede solo attraverso un vetro. Ma comunque parlo con tutti e scherzo con tutti». E la preoccupazione del responsabile della rsa Don Gori, Luigi Rocchi, è proprio quella che si perda la caratteristica sociale che la casa di riposo ha. «La dimensione della relazione è importante e stiamo provando a mantenerla - dice - ed è fatta in maniera interna con l’animazione ma i familiari sono qui e i ricordi migliori degli anziani sono con i familiari. L’importante è riuscire a mantenerli il più possibile vivi». E anche il Natale quest’anno non potrà essere ricco di eventi come negli anni passati. Ma le iniziative per gli anziani non mancheranno. Una su tutte “Carissimo Babbo Natale” ideata dall’associazione culturale “Telia” e supportata dall’associazione “Ridolina”, dalla Capannori Servizi e dal Comune di Capannori, che prevede delle “letterine” personalizzate. «Per Natale non sono previste visite - conclude Biondi - ma trasmetteremo la cerimonia in streaming per le famiglie». —
