Nella struttura ci vivono senzatetto. Lo sfogo del titolare dell’Oste Matto: «L’ennesimo scempio di una struttura turistica»
VIAREGGIO. Sono quasi le sei pomeriggio del 9 settembre quando dalla pineta di Levante si alza una colonna di fumo bianca. Seguendola, dall’alto al basso, porta a un chiosco ormai chiuso e abbandonato da anni. Una volta si chiamava “Da bosco e da riviera” e apparteneva a Massimo Remorini, l’uomo che sta scontando in carcere la pena di 38 anni per l’omicidio e l’occultamento dei cadaveri di due donne. Ma questa è un’altra storia. Oggi quel chiosco è abbandonato e occupato da stranieri senzatetto, che lì dentro ci dormono, ci cucinano e ci mangiano senza sicurezza.
Tant’è che già una volta, a maggio, il chiosco era andato a fuoco. I vigili del fuoco erano intervenuti al volo ed erano riusciti a salvare metà chiosco. Nell’altra metà bruciata trovarono delle bombole del gas di cui era stato denunciato il furto qualche settimana prima – in pieno lockdown – dal proprietario del ristorante di fronte, l’Oste Matto, Domenico Calsabianca. Davanti al chiosco che va a fuoco una seconda volta si sfoga: «Io avevo chiesto anche di acquistarlo ma non mi è stato possibile per una serie di passaggi di proprietà. Siamo così giunti ad oggi ad assistere all’ennesimo scempio di una struttura destinata al turismo, principale attività del nostro territorio».
Le fiamme stanno divorando anche la metà rimasta integra. Difficile che d’ora in avanti qualcuno possa tornare a dormirci. Tutto è bruciato, accartocciato. L’esterno della struttura rimane intatta ma dentro non rimane nulla del vecchio chiosco. Sul posto ci sono anche i carabinieri della compagnia di Viareggio che aspettano che i vigili del fuoco finiscano l’intervento per capire se sia doloso o meno. Dubbi, ce ne sono pochi. L’ipotesi, al momento, è che si sia trattato di un incidente come la volta precedente. Un fornellino lasciato acceso o una sigaretta. Dentro non c’erano persone al momento dell’arrivo dei pompieri e dei militari.