E il violinista mantovano si sfoga sui problemi del settore «In città mancano un’orchestra e un coro del Sociale»
MANTOVA. Chiacchiere agostane sulla musica. Così le chiama il musicista Paolo Ghidoni. Chiacchiere in positivo su un cd appena uscito, e in negativo su aspetti di vita musicale e sociale che non gli garbano, a Mantova e in Italia. «A Mantova manca un’orchestra del teatro Sociale, e anche un coro. Sarebbero un’opportunità di lavoro, anche solo per qualche mese all’anno. Invece chi studia al Conservatorio, se non vuole restare disoccupato, o fa un mestiere non legato alla musica o va all’estero» dice Ghidoni. La situazione nazionale non è migliore. «L’Italia è l’unico paese occidentale che ha chiuso 4 orchestre importanti (la Rai di Roma, Napoli, Palermo e Milano) per farle confluire nell’orchestra di Torino. Un atto miope. Quella di Napoli era anche Orchestra da camera “Alessandro Scarlatti”, tra le più importanti in Europa, era stata diretta da grandi maestri come Herbert von Karajan e Leonard Bernstein. La Scarlatti aveva l’obiettivo di valorizzare il patrimonio musicale italiano di ’700 e ’800 e quello contemporaneo del ’900. Adesso nell’auditorium dove si esibivano Rai Napoli (musica sinfonica) e Scarlatti (da camera) fanno una trasmissione televisiva che si chiama Made in Sud» dice indignato Ghidoni.
Anche sulla riforma dei conservatori Ghidoni è critico: «È come costruire una casa dalle finestre e non dalle fondamenta». Il fatto è che, per l’educazione alla musica, bisognerebbe partire dalla scuola primaria, «se non prima, io comincerei dalla materna» dice. E i frutti si coglierebbero magari tra 30 o 40 anni. «Ribadisco da tempo che va invertita la rotta, va riconsiderata l’intera concezione sociale della musica. La musica è la grande cenerentola della società italiana. Si possono fare giocare i bimbi con la musica, un rapporto di gioco con gli strumenti e col canto. Questo può essere fatto assolutamente prima che imparino la notazione musicale. La dimestichezza manuale, toccare lo strumento, precede la lettura della musica. Prima si impara a parlare e poi a scrivere, è la stessa cosa. È importante per la crescita, anche se poi il bambino da grande non farà lo strumentista. È una forma mentis essenziale, fondamentale per l’essere umano. Al futuro cittadino rimarrà il bagaglio culturale per discernere il bello e il brutto. Ma oggi si cerca la massificazione, si fa di tutto perché non ci sia senso critico».
Veniamo alle cose liete. «Nonostante il lockdown - dice Ghidoni - sono uscite diverse cose mie. Adesso una registrazione: io al violino e Leonardo Zunica al pianoforte, insieme al quartetto Boito abbiano inciso uno dei capisaldi della musica da camera di tutti i tempi, il concerto in Re maggiore per violino e pianoforte e quartetto d’archi di Ernest Chausonn, compositore della seconda metà dell’800. È una formazione cameristica molto in voga specialmente in area franco-tedesca nel secondo ’800 dove per consuetudine si faceva musica da camera nella case signorili che avevano saloni capienti. Questa formazione fa confluire la parte solistica (violino e piano) e la parte cameristica (quartetto d’archi) unendoli per dare un ascolto sinfonico, sembra di sentire un’orchestra». Il cd (etichetta Da Vinci), sarà a breve sulle piattaforme digitali. C’è già una presentazione su youtube. Nato a Mantova nel 1964, Ghidoni è docente di musica da camera al Conservatorio Campiani. —
GILBERTO SCUDERI