Ha sempre lavorato anche il giorno di Ferragosto quando si corre il Gran Premio. E sua figlia, ironia della sorte, scelse proprio quella data per venire al mondo
MONTECATINI. «Mia figlia Rossella è nata il 15 agosto 1990. Per una strana ironia della sorte, ha scelto proprio quel giorno per venire al mondo. Lo ricordo ancora come fosse oggi: la mattina accompagnai mia moglie, Domenica, all’ospedale di Pescia. Aspettai che la bambina nascesse, la guardai, commosso. E poi corsi all’ippodromo, non avevo molto tempo: la sera ci sarebbe stato l’evento clou, il Gran Premio Città di Montecatini».
Per Giuseppe Anastasio, 62 anni, originario di Viggianello, in provincia di Potenza, ma da più di quarant’anni nella città termale, quello era il suo tredicesimo Gran Premio. E, da allora, ne ha visti altri 29, per un totale di 42 (il prossimo sarà il 43esimo). Non come semplice spettatore, no. Ma come dipendente della Snaitech spa, proprietaria dell’ippodromo Sesana.
Anastasio ha cominciato a lavorare lì come “uomo tuttofare”, a soli vent’anni. «All’inizio facevo un po’di tutto, non avevo un compito ben preciso – racconta – Ma poi, con il passare del tempo, in molti hanno capito quanto amassi il mio lavoro. E così mi fu assegnato un incarico molto importante e, al tempo stesso, delicato: occuparmi della pista, la “regina” dell’ippodromo. È questo che faccio, da un quarto di secolo».
E che si tratti di annaffiare il prato al centro del Sesana o del rastrellamento della sabbia che ricopre gli 804,5 metri della pista, Giuseppe Anastasio è sempre lì, con la fronte imperlata di sudore, la pelle abbronzata e il sorriso sulle labbra.
«Qui ho trovato una seconda famiglia – racconta – Ho condiviso momenti molto belli con i colleghi, a volte anche difficili. Ma siamo sempre rimasti uniti, siamo una bella squadra».
E tra quei colleghi c’è anche sua fratello Nicola, 61 anni, approdato al Sesana nel 1980.
«Qui sono cresciuti i miei figli, Rossella e Mariano – prosegue Giuseppe – L’ippodromo è il simbolo di Montecatini, ma è anche un punto di riferimento per la mia famiglia. Ricordo ancora quando mia figlia, all’età di cinque anni, girava per il Sesana, d’altronde era come fosse casa sua. Gli allibratori, per farla divertire, le davano i taccuini, ormai inutilizzabili, su cui annotavano le puntate delle scommesse. Rossella li prendeva e li custodiva gelosamente, quasi fossero un tesoro».
L’emozione è palpabile, mentre Giuseppe ripercorre quegli anni d’oro. Quando, con estrema precisione (come del resto fa ancora oggi) preparava la pista sulla quale si darebbero dati battaglia campioni del calibro di Tornese, Crevalcore, Wayne Eden, The Last Hurrà, Delfo, Mack Grace Sm e del celeberrimo Varenne. Ricorda la tensione perché tutto filasse liscio e l’emozione mentre i cavalli sfilavano davanti ai suoi occhi, le piccole mani dei suoi figli strette tra le sue.
Giuseppe sa che il tempo è passato, ma sa anche che certi ricordi non si possono cancellare. «Quando ami ciò che fai, non ti accorgi neppure della fatica – conclude – Quello di quest’anno, per via dell’emergenza sanitaria, sarà un Gran Premio diverso, non potranno esserci decine di migliaia di persone in tribuna. Ma io sarò lì, con gli altri colleghi, con la solita passione e dedizione con cui porto avanti il mio lavoro, da 42 anni». Quando, fin da ragazzo, aveva un sogno: poter lavorare con i cavalli. Sorride, ora, perché ce l’ha fatta.