TRIESTE. Nessun timore legale, né dubbi morali, per l’inchiesta aperta dalla Corte dei conti sul rimborso forfettario incassato dai consiglieri regionali anche in periodo di lockdown. L’atmosfera che si respirava a piazza Oberdan dopo l’ufficializzazione dell’apertura del fascicolo di indagine da parte del procuratore regionale Tiziana Spedicato, infatti, era di tranquillità pressoché totale.
Un po’ perché gli eletti si dicono certi della bontà del diritto legislativo, un po’ perché i consiglieri raccontano, chi ufficialmente chi meno, di aver versato tutta, oppure una parte, dell’indennità in beneficenza. “Non c’è alcun tipo di preoccupazione – spiega il capogruppo leghista Mauro Bordin -. La decisione è stata squisitamente di tipo amministrativo, di applicazione della norma in vigore e mi sembra strano che si discuta di disposizioni di legge. Ma attendiamo con serenità le verifiche della Corte dei conti adeguandoci, ovviamente, alle risultanze finali. Beneficenza? Sono stati effettuati alcuni versamenti a inizio pandemia, ma come gruppo abbiamo deciso di non pubblicizzare la scelta e io mi attengo a quella disposizione”.
Sulla stessa linea d’onda, in maggioranza, anche in casa Forza Italia. “Ognuno ha formalizzato una serie di donazioni – sostiene Giuseppe Nicoli – e non mi pare il caso di spiegare come e a chi considerato come sia qualcosa che attiene alla coscienza del singolo. Sul resto mi astengo dal commentare: ci sono delle indagini in corso e aspettiamo”. Lineare, andando oltre, la posizione di Mauro Di Bert. “Come Progetto Fvg abbiamo fatto la nostra parte – spiega il capogruppo – ma a favore di quali realtà e in quale quantità è qualcosa di privato. L’indagine, inoltre, deve fare il suo corso, anche se ritengo che il nostro sia stato un mero adempimento tecnico. Sia come sia, ho appreso la situazione dalla stampa e ne prendo atto”.
Una posizione, questa, leggermente diversa in Fratelli d’Italia dove, a differenza degli altri, si spiega nitidamente come sono stati impiegati i fondi. “All’inizio della pandemia – racconta Claudio Giacomelli – abbiamo destinato una parte dell’indennità a favore dei reparti di Terapia intensiva della Lombardia e, successivamente, aderito alla raccolta lanciata da Progetto Fvg. Non sono preoccupato dalla Corte dei conti perché, in fondo, è una verifica che ci può stare in momenti come questo”. Sui banchi dell’opposizione il primo a spiegare la situazione del suo partito è Sergio Bolzonello. “L’indennità non dipende da noi, ma dagli uffici – dice il capogruppo del Pd – e non ho alcun timore, né giuridico né di coscienza. Personalmente, poi, ho versato l’intero ammontare a favore della Croce Rossa, della Terapia intensiva di Pordenone e in seguito, assieme al resto del gruppo consiliare, dei tre reparti d’urgenza del Friuli Venezia Giulia”.
Dal Pd al Patto per l’Autonomia, quindi, la linea non cambia. “Il sottoscritto – evidenzia Massimo Moretuzzo – ha versato l’intera somma, in parte alla Protezione civile e in parte in beneficenza, e lo stesso ha fatto Giampaolo Bidoli per cui non vedo di cosa dovremmo aver timore”. Cambia, invece, la visione della situazione all’interno del M5s. “Per noi non è certo una novità quella del ristoro di alcune somme – ricorda la capogruppo Ilaria Dal Zovo – considerato come, da sempre, ritorniamo una parte consistente delle indennità. Come gruppo, inoltre, insistiamo da anni sulla necessità di passare da un rimborso forfettario a uno basato sulla rendicontazione delle spese effettivamente sostenute dagli eletti. Mi auguro che questa occasione sia utile a fare riflettere la maggioranza per arrivare a una modifica della norma”.
Chiaro, infine, Tiziano Centis. “Da un punto di vista della giustizia – chiosa il capogruppo dei Cittadini – non possiamo fare altro che attendere che l’indagine faccia il suo corso. Ero stato io, inoltre, in sede di capigruppo ad avanzare il dubbio che ci spettasse il rimborso in quella situazione, ma sia il presidente Piero Mauro Zanin sia il segretario generale della Regione ci hanno assicurato della validità della norma. Senza dimenticare, tra l’altro, che anche in periodo di lockdown non siamo stati fermi, ma abbiamo lavorato anche da casa”.