Carlo Budel è rimasto confinato in una guest house durante la pandemia: «I proprietari ci avevano praticamente adottati»
BELLUNO . Carlo Budel è tornato alle sue amate Dolomiti dopo essere rimasto bloccato in Myanmar per 85 giorni a causa del Covid. Da ieri è cominciata la sua quarantena obbligatoria di 14 giorni durante i quali potrà godersi l’affetto del suo adorato cane Paris e preparare il suo ritorno in cima alla Marmolada per gestire Capanna Punta Penia, incarico che lo ha reso famoso come “La sentinella delle Dolomiti”.
«Per me questo era il primo vero viaggio della mia vita», racconta Budel, «con un amico avevo trovato un’offerta per un volo fino a Bangkok e da lì volevamo proseguire in una vacanza itinerante attraverso i territori meno battuti dai turisti e più a contatto con le realtà locali ed è così, che, da Phuket, abbiamo passato il confine e siamo arrivati in Myanmar, l’ex Birmania».
Il Myanmar è uno dei paesi rimasti più “incontaminati” dal turismo internazionale, dato che le sue frontiere si sono aperte da poco, dopo decenni di isolazionismo.
«Avevamo un visto valido per 28 giorni, che ci sarebbe dovuto bastare per attraversare il paese, sbucare nuovamente nel nord della Thailandia e proseguire, poi, per il Laos. Siamo partiti da sud, dove abbiamo incontrato una miseria e una povertà infinite. Sono situazioni che devi vedere con i tuoi occhi per capirle veramente. Poi ci siamo spostati velocemente a nord, arrivando a Yangon e da lì a Ngapali, dove ci avevano consigliato dei luoghi spettacolari da visitare».
Arrivati in questo paradiso terrestre i due sono stati sorpresi, come tutti, dall’emergenza globale del Covid-19, che invece di qualche notte, li ha costretti a restare lì ben oltre il previsto. «Ad un certo punto le autorità hanno chiuso tutto e ci siamo trovati bloccati con altri tre italiani e altri turisti occidentali. La nostra fortuna è che i proprietari della guest house ci abbiano praticamente adottati, fornendoci una camera a testa e facendoci colazione e cena per pochi euro al giorno».
Su un primo momento, però, il fatto di essere occidentali in pieno coronavirus aveva messo in difficoltà i due viaggiatori: «Inizialmente la polizia aveva detto che erano i turisti a portare il virus e quindi tutti ci tenevano a distanza», continua Budel, «poi, per fortuna, passato un po’ di tempo, hanno capito che non avevamo niente e i rapporti sono migliorati, fino alla nostra partenza, quando hanno organizzato una grande grigliata per salutarci, tra abbracci e lacrime. Quelle persone, così povere, sono state molto più gentili e disponibili di tanti benestanti che vivono in Italia e in occidente. Io sapevo già di essere fortunato, ma ora ancora di più. Quelle persone mi hanno fatto capire che si può vivere con poco, senza troppi problemi per la testa e soprattutto che sono fortunato a poter vivere come vivo».
Poi, dopo la lunga attesa, è arrivata la notizia dall’ambasciata di un volo che li avrebbe riportati a casa, giusto in tempo per la riapertura della stagione sulla Marmolada: «L’aereo ha cominciato a raccogliere gli italiani bloccati all’estero a Manila e poi da Yangon ci ha portati direttamente a Milano. Ora devo per forza restare 14 giorni chiuso in casa, ma almeno tra il 20 e il 25 giugno potrò finalmente tornare per riprendere l’attività sulla Marmolada. La mia paura più grande era di perdere la stagione estiva, ora non ci fosse la quarantena sarei già lassù».
L’amore di Budel per la montagna, però, si è fatto sentire forte anche durante i mesi passati dall’altra parte del mondo: «Non sono fatto per il mare, dopo un po’ mi sono stufato e, con la bici, ho cominciato a girare i paesini vicini a dove stavo e ad andare per i boschi. Sulla Marmolada ci resto 100 giorni e sono felice, al mare dopo poco diventa monotono per me».