Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi III, fu eletto deputato nelle elezioni del ’94 che mandarono in frantumi la gioiosa macchina da guerra dei progressisti. Era il 27 marzo. Un mese dopo, in occasione del 25 aprile, la sinistra chiamò a raccolta le sue schiere ferite per una rivincita di piazza. Cioè […]
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Mario Landolfi, ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi III, fu eletto deputato nelle elezioni del ’94 che mandarono in frantumi la gioiosa macchina da guerra dei progressisti. Era il 27 marzo. Un mese dopo, in occasione del 25 aprile, la sinistra chiamò a raccolta le sue schiere ferite per una rivincita di piazza. Cioè proprio quello che domani, 25 aprile 2024, si intende replicare a Milano. Trent’anni dopo.
Era rovente come adesso. Per la sinistra c’è sempre un fascista protempore da contestare, da aggredire, da espellere dal corteo, fu contestato anche Umberto Bossi nonostante avesse fatto campagna elettorale parlando di “porcilaia fascista”. Poi hanno contestato anche il padre partigiano di Letizia Moratti. Il 25 aprile era e resta una celebrazione per pochi intimi, rispetto alla quale solo la lettura che ne dà la sinistra conta.
La pretesa simmetria tra antifascismo e democrazia. Un imbroglio che tuttora li legittima, ma è un’impostura perché l’antifascismo non coincide con la democrazia. Si può essere antifascisti senza essere democratici. Anche i sovietici parteciparono alla guerra di Liberazione ma di certo non possiamo definirli democratici. E per i popoli dell’Est quella guerra non fu certo di Liberazione, passarono da uno stivale all’altro. Noi dobbiamo ringraziare il Cielo che in Sicilia non siano sbarcati i sovietici.
La destra è al governo grazie alla Costituzione e basta. La Costituzione nata dalla fine del fascismo. Ma questo non significa che l’antifascismo sia un valore sempre e comunque perché esso comprende anche un’identità comunista che non è democratica e non lo era in quegli anni. Infatti i comunisti volevano fare dell’Italia una nazione satellite del Patto di Varsavia.
Il 25 aprile è stato sempre rivolto contro qualcuno. In origine contro la Dc che veniva considerata come un camuffamento del fascismo. Persino contro Craxi che era un socialista. Contro Fanfani che chiamavano “fanfascista”.
Io penso che le contabilità macabre non siano mai auspicabili e non voglio fare questi conti. E del resto i morti del comunismo non sono neanche quantificabili. Lasciamo stare…
E’ festa nazionale. E dunque… anche se io vedrei meglio fare festa il 18 aprile, anziché il 25 aprile. Perché quello è il giorno in cui gli italiani sconfissero nelle urne il comunismo e avallarono la scelta del campo delle libertà, dell’Occidente, della democrazia allontanando per sempre la minaccia di un’Italia comunista. Seguirono insomma il consiglio del buon Guareschi che disse: “Nella cabina elettorale Dio ti vede, Stalin no”.
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