Esposta in via straordinaria la reliquia per celebrare i 550 anni della basilica a Mantova. Il vescovo fa riferimento alle guerre odierne e con i ragazzi prega per la pace
MANTOVA. Il 12 giugno 1472 venne posata la prima pietra della chiesa di Sant’Andrea. Leon Battista Alberti, l’architetto progettista, era morto un mese e mezzo prima, il 25 aprile. Da quel 12 giugno sono trascorsi 550 anni. L’anniversario è stato celebrato il 12 giugno nella basilica con l’esposizione dei Sacri Vasi che, secondo la tradizione e la fede dei mantovani, conservano il Preziosissimo Sangue di Gesù, portato a Mantova dal soldato Longino, poi santo dopo il martirio nell’anno 37.
Nella sacrestia della basilica l’apprestamento del rito: il turibolo con l’incenso, i ceri accesi, i paramenti liturgici, la vestizione, la preghiera. Poi, con alcuni sacerdoti e seminaristi, insieme con le autorità civili e militari e con un gruppo di confratelli e consorelle della Compagnia del Sangue, il vescovo Marco è sceso nella cripta dove la chiama dei custodi delle chiavi – 12 chiavi che hanno aperto 13 serrature – ha preannunciato la leva dei Vasi dalla cassa dentro l’altare.
Un rito sempre suggestivo, contrassegnato dalle chiamate – di Santa Barbara, Governo (il prefetto), Capitolo della cattedrale, Sant’Andrea, San Pietro e così di seguito – e dagli scrocchi delle chiavi, in senso orario e antiorario. Dopo la preghiera e un cenno al «sangue innocente che anche oggi viene versato», sottinteso in Ucraina e in altre guerre, i Vasi sono stati portati di sopra nella basilica e posti sull’altare maggiore, con ai lati due carabinieri in alta uniforme, avvicendati poi da due confratelli della Compagnia del Preziosissimo Sangue.
È seguita la “preghiera della pace”, con alcuni ragazzi e ragazze che hanno letto brani di vari autori, sulle nefandezze delle guerre. Poi alcuni canti accompagnati dal suono di una chitarra.
L’esposizione dei Sacri Vasi del 12 giugno è stata straordinaria. Di norma vengono esposti, ogni anno, il 12 marzo e il Venerdì santo. Questa volta è stato per celebrare la posa della prima pietra, il 12 giugno 1472, assieme al ricordo di Alberti, grandissimo architetto, che non poté seguire l’attuazione del suo progetto, messo subito in opera sotto la direzione di Luca Fancelli e, dopo di lui, proseguito più o meno per tre secoli (settecentesca è la cupola, di Filippo Juvarra) e oltre.
Il 12 giugno, giorno della Santissima Trinità, alle 18.30 è stata celebrata la messa solenne presieduta da monsignor Carlos Moreira Azevedo, portoghese, delegato del Pontificio Consiglio della cultura. La sua omelia è iniziata col ringraziamento «per la gioia di celebrare nella basilica concattedrale di Sant’Andrea apostolo, in occasione del 550° anniversario di posa della prima pietra e della morte di Leon Battista Alberti, architetto, poeta, matematico, filosofo, musicista e archeologo, uno dei personaggi più poliedrici del Rinascimento. Una persona con una vastità di interessi, una energia invidiabile, un lavoratore infaticabile».
Dopo avere commentato un passo del Vangelo di Giovanni, il monsignore ha evidenziato il rapporto fra l’arte e la Trinità. Nella Bibbia, nel Libro dei Proverbi la creazione è descritta come opera di un architetto: «Fissava il cieli, tracciava un cerchio nell’abisso, condensava le nubi in alto, fissava le sorgenti, stabiliva al mare i suoi limiti, disponeva le fondamenta della terra». Tornato su Alberti, Moreira Azevedo ha detto che «gli artisti sono capaci di fare dell’arte un segno di salvezza portata da Cristo nella storia umana».