Valentina Mennucci, viareggina di 37 anni, laureatasi a Firenze e con un impiego in ufficio a Pescia, è costretta a vivere tutti i giorni
VIAREGGIO. Disagi su disagi. Partenze con ritardi superiori anche alla mezz’ora, treni cancellati. È il racconto di un’odissea, quella di chi da Viareggio deve raggiungere Firenze (o una fermata intermedia). E se per la tratta che transita da Pisa i disservizi riscontrati nel tempo risultano numericamente inferiori, passando da Lucca il viaggio si trasforma in un’avventura verso l’ignoto.Un’impresa che Valentina Mennucci, viareggina di 37 anni, laureatasi a Firenze e con un impiego in ufficio a Pescia, è costretta a vivere tutti i giorni.
«È una vergogna - racconta - ormai nell’ultimo mese ho perso il conto di quanti ritardi e cancellazioni ho dovuto affrontare o che amici e colleghi mi hanno riportato». Eppure Valentina non è certo nuova ad affrontare i disagi tipici di un pendolare. «Dal 2004 al 2016 ho sempre utilizzato i treni per spostarmi da Viareggio a Firenze prima per motivi di studio e poi di lavoro - spiega - finché ho frequentato l’università a Firenze avevo due opzioni una volta in stazione: prendere la tratta di Lucca o quella di Pisa. Decidevo sul momento, soprattutto perché quella "via Lucca" spesso presentava molti disservizi. Adesso però il mio lavoro è a Pescia e la mia scelta si è ridotta: o prendo l’auto, ma sia a livello di inquinamento che per i costi di autostrada e benzina non è un’opzione praticabile, o il treno su quella tratta così problematica».
Per la 37enne viareggina i problemi si concentrano soprattutto nel tornare a casa. «Al mattino, partendo intorno alle 6, 30, ci sono meno disservizi - spiega - al ritorno invece è quasi una costante. Più volte ho dovuto attendere più di mezz’ora in stazione. A volte il treno viene addirittura cancellato e non sempre, specie se ci sono poche persone in attesa in stazione, è presente l’autobus da Pescia che comunque mi permetterebbe di tornare a Viareggio. In certi casi bisogna adattarsi e prendere un treno per Lucca, almeno per avvicinarsi e poi trovare una soluzione alternativa. Spesso - rivela Valentina - ho dovuto chiamare a casa per farmi venire a prendere, ma solo perché ho la fortuna di avere chi può aiutarmi».
Un disservizio che lascia l’amaro in bocca, oltre a provocare numerosi disagi. «Pago 80 euro di abbonamento - conclude - ma sarei disposta anche a pagare un poco di più se servisse a garantire un servizio efficiente, perché sarebbe comunque più economico che andare in auto».
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