La richiesta d’aiuto dell’associazione in occasione della giornata nazionale dedicata alla lotta a questa malattia. La presidente: attività motorie e ricreative fondamentali, riguarda 1800 mantovani
MANTOVA. Servono spazi adeguati dove poter svolgere le attività sportive e ricreative per i malati, così come gli incontri che aiutano le famiglie ad affrontare e gestire la patologia, servono volontari che non siano solo gli stessi malati, serve riprendere tutte le attività interrotte dai lockdown per contrastare anche quella tendenza all’isolamento e alla depressione che accompagna chi ne soffre e in provincia di Mantova si tratta di circa 1.800 persone: è una richiesta di aiuto quella che l’associazione “Signora Parkinson Odv” lancia nella giornata nazionale della malattia che ricorre il 27 novembre.
«Vogliamo porre l’attenzione su questa malattia di cui tanto si parla ma che in realtà non si conosce a fondo – spiega la presidente e fondatrice Antonina Paulis – e molti non sanno che non bastano le pillole per affrontarla». Patologia degenerativa del sistema nervoso centrale, in Italia ne soffrono circa 230mila persone, delle quali circa il 5% con un’età inferiore ai 50 anni e l’incidenza è destinata a raddoppiare nei prossimi 20 anni. Spiegano dall’associazione che determina un graduale ma inesorabile decadimento delle funzioni motorie e quindi la necessità di sempre maggiore assistenza medica, infermieristica, riabilitativa nelle fasi intermedie nonché assistenziale continua in quelle terminali. La durata media della malattia è di circa vent’anni, l’Asst di Mantova ha un Centro dedicato alla cura che svolge attività ambulatoriale di secondo livello, all’interno dell’unità operativa di Neurologia e l’associazione è nata nel 2017 «con lo scopo di sostenere i malati e le loro famiglie, per creare uno spazio dedicato al confronto fra persone affette da questa patologia, per contrastare la tendenza all’isolamento e offrire aiuto e sostegno ai famigliari».
Con sede nella sala civica di via Facciotto 7 aperta il lunedì e il venerdì dalle 15 alle 18 e il sabato dalle 9 alle 12, oggi conta circa 170 soci. Nel corso degli anni ha organizzato «attività ludico-ricreative e incontri culturali come la “Libreria parlante”, l’arteterapia, il laboratorio fonetico – racconta la presidente – e incontri tematici sulla nutrizione». Non solo. «Grazie alla collaborazione con la dottoressa Benedetta Bottura abbiamo attivato percorsi di logopedia, oltre a tutte le attività motorie, di cui le persone affette da Parkinson non possono fare a meno per contrastare l’evoluzione della malattia. Corsi come fisioterapia, boxing, yoga, danzaterapia e riabilitango per i quali ci siamo avvalsi della collaborazione di professionisti e volontari del territorio che vogliamo ringraziare, così come la dottoressa Magherini neurologa responsabile del centro Parkinson dell’ospedale Carlo Poma per il suo costante supporto».
L’associazione non opera solo a Mantova ma in quasi tutta la provincia: «Abbiamo fatto rete con il C.R. Neuromotorio di Bozzolo e il Maugeri di Castel Goffredo per venire incontro a tutte persone delle zone limitrofe. Purtroppo le salette prima a disposizione presso le unità operative non sono più accessibili causa Covid-19 e attualmente ci ospita l'associazione San Michele di Castel Goffredo».
Il problema ora è proprio questo, è che «in questo momento così difficile a causa della pandemia, le difficoltà di aiutare queste persone sono decisamente aumentate – spiega ancora Paulis – Abbiamo dovuto rallentare o annullare le varie attività, limitandoci a qualche incontro con un numero minimo di persone, mentre all'aperto abbiamo mantenuto incontri di nordic walking». L’obiettivo è quello della ripresa, rispettando le varie normative ma «è indispensabile rivalutare nuovi spazi per incontrarci e dialogare tra noi, in quanto il rapporto umano è determinante, e servono luoghi adeguati e protetti per fare esercizi fisici. Ad esempio la Società polisportiva culturale San Lazzaro una volta la settimana ci ha concesso l’uso del palasport Sguaitzer di Mantova e abbiamo potuto riprendere il corso di yoga».
Per questo «nella giornata nazionale del Parkinson chiediamo la collaborazione di istituzioni o semplici cittadini, di persone già coinvolte, perché amici o parenti ne sono stati colpiti, ma anche di chi in maniera volontaria possa con i suoi consigli o con la sua presenza esserci d’aiuto e supporto nelle nostre attività».