Senza contare l’acqua un costo altissimo per l’intervento tra personale, materiali e mezzi impegnati dai pompieri
GORIZIA In attesa di capire se l’incendio all’ex Bertolini di Mossa avrà conseguenze sull’ambiente, si può già cominciare a tracciare un bilancio economico del rogo scoppiato lunedì nel capannone di via Isonzo a Mossa. Tirare le somme in maniera precisa è impossibile perché ci sono fattori che non possono essere calcolati (come, ad esempio, il costo dell’acqua impiegata dai vigili del fuoco per lo spegnimento), ma questo non significa che non ci si possa avvicinare con una stima veritiera che, per difetto, dovrebbe aggirarsi attorno ai 200 mila euro solo per quanto riguarda i vigili del fuoco.
L’intervento ha interessato squadre di tutta la regione che si sono mobilitate con mezzi di ogni genere. Sono state una sessantina le unità impiegate tuta la notte tra lunedì e martedì. Oltre ai turni ordinari ci sono stati i doppi turni e almeno un centinaio di ore di straordinario solo per Gorizia. A questi si devono aggiungere i costi del carburante dei circa 40 mezzi che, oltre a fare la spola verso i pozzi per la ricarica dell’acqua di Mossa e Lucinico, sono comunque rimasti sempre accesi per garantire l’operatività delle squadre. Non vanno poi dimenticati i materiali speciali, come gli schiumogeni (ogni fusto da 200 litri ha un costo di 210 euro). Ne sono stati impiegati 28 fusti e a questi si deve aggiungere il carro schiuma con un serbatoio da 2 mila litri.
La voce acqua è la più poderosa, ma qui i costi economici sono solo virtuali perché il prelievo dai pozzetti della rete idrica è autorizzata dal gestore e non viene contabilizzato. Irisacqua, quindi, non lo metterà sul conto né dei vigili del fuoco, né dei comuni e, tanto meno, dei cittadini. Si parla di decine di migliaia di metri cubi d’acqua. Solo per avere una misura, i mezzi Aps (quelli più piccoli) hanno una portata da 3.200 litri, le autobotti da 4.400 litri e le cosiddette “chilolitriche”, i camion cisterna, da 25 mila litri. Di queste ultime ne sono state utilizzate tre. Mentre i mezzi più piccoli hanno continuato a caricare e scaricare acqua per due giorni. A loro si sono uniti i veicoli antincendio della Protezione civile e qui si apre un altro capitolo, perché, se è vero che la protezione civile si basa sul volontariato, anche lei ha un costo.
Alle operazioni hanno poi partecipato, a vario titolo, con ruoli di varia natura, anche poliziotti, carabinieri, magistrati, personale sanitario, tecnici di Arpa e di Asugi, sindaci, assessori, dirigenti e personale amministrativo di vari enti e la lista potrebbe continuare a lungo perché dopo il lavoro di prima linea c’è quello delle retrovie che è altrettanto costoso in termini di risorse. Le indagini, ne sono un esempio. «Alla fine costerà quasi come una bonifica», osserva sconsolato il comandante dei vigili del fuoco Alessandro Granata.
Intanto sul fronte della cronaca, le analisi di Arpa non hanno rilevato fibre di amianto nell’aria e i prelievi eseguite per le analisi quantitative (sempre in aria) dei microinquinanti organici «non hanno rilevato problematiche inerenti la diossina». «Questa è una buona cosa», commenta il sindaco di Mossa Emanuela Russian che nella tarda serata di ieri ha ricevuto anche l’atteso parere tecnico-scientifico del Dipartimento di prevenzione di Asugi. Il documento non ravvisa un potenziale rischio per l’incolumità della salute pubblica. Questo permetterà di riaprire le scuole tanto a Mossa, quanto a San Lorenzo e Capriva, ma le attuali ordinanze, valide fino a domenica, lunedì verranno sostituite da nuove ordinanze in cui verranno mantenute le altre prescrizioni, quelle relative al suolo: «Prima di ritirare anche gli altri punti, vogliamo avere in mano i rilievi al suolo per quanto riguarda amianto e diossine», precisa Russian.