FELTRE. Sarà il papà Giorgio a prendere la decisione sul fine vita di Samantha D’Incà. Con un provvedimento destinato a fare scuola, ieri sera il giudice tutelare Umberto Giacomelli ha emesso il provvedimento che accoglie le richieste della famiglia e segna la strada per i prossimi passi.
«Il giudice tutelare», spiega l’avvocato Davide Fent che ha assistito la famiglia in questi mesi, «ha emesso un provvedimento articolato in dodici pagine, con tre assi importanti».
Innanzitutto il giudice ha nominato amministratore di sostegno il padre di Samantha, disattendendo il parere del pm, che era favorevole al fine vita ma chiedeva la conferma dell’avvocato Baldassi come amministratore. Il giudice ha riconosciuto l’eccezionale lavoro fatto da Baldassi, apprezzato anche dalla famiglia e da Fent, ma una decisione del genere andava messa nelle mani dei parenti. In secondo luogo il provvedimento dà il potere di sospendere i trattamenti sanitari vitali, compresa la nutrizione artificiale, ma sarà l’équipe medica che segue Samantha ad avere l’ultima parola, non potrà essere solo il padre a dire “sospendiamo i trattamenti”.
Il terzo elemento contenuto nel provvedimento è la valorizzazione delle volontà di Samantha, che lei non è in grado di esprimere, ma che sono state ricostruite attraverso le parole dei familiari.
«Io credo che questo provvedimento verrà preso ad esempio in altri tribunali», spiega ancora l’avvocato Fent, «perché è fatto molto bene e rispetta in pieno la legge 219 del 2017, oltre all’interpretazione data dalla Corte Costituzionale in merito alle dichiarazioni anticipate di trattamento. In assenza di queste dichiarazioni, il giudice Giacomelli è stato in grado di arrivare a queste conclusioni perché si è seguito un percorso, purtroppo necessariamente lungo, nominando un consulente di fama e professionalità internazionale, sono stati assunti due pareri, è stato tentato un periodo di riabilitazione con esito non positivo e ci sono stati due pareri del Comitato etico, che, nel secondo, ha chiesto di valutare se continuare l’alimentazione artificiale fosse davvero nell’interesse della paziente. È questo il punto, se proseguire i trattamenti non è più la cosa migliore per Samantha, è giusto avviare un percorso di fine vita».
