foto da Quotidiani locali
Gorizia. Un salto oltre la linea di confine, un urlo e il braccio alzato a mostrare il braccialetto rosa, moderno lasciapassare ai tempi del Covid-19 e del Green pass. Il tutto sulle note di “Furore”, la canzone di Raffaella Carrà.
Al valico di via San Gabriele è stato tutto altamente simbolico il passaggio della frontiera italo-slovena: e non poteva essere diversamente dal momento che il motto scelto per il Pride Fvg 2021 era proprio “Sconfiniamo i diritti”.
Sono state circa 3 mila le persone che hanno sfilato tra piazza Vittoria a Gorizia e il lato di Nova Gorica del piazzale della Transalpina per dire no alle discriminazioni. E per una volta, i numeri di organizzatori e questura hanno coinciso.
È stata una grande festa colorata durante la quale non si sono registrati incidenti. L’unica nota di cronaca riguarda un malore legato al caldo. C’erano giovani, c’erano famiglie con bambini, c’erano politici e associazioni.
Sono state una trentina le realtà che hanno preso parte alla sfilata. Chi non aveva il Green pass - e non poteva quindi entrare in Slovenia - è stato deviato verso il lato italiano della Transalpina. Il piazzale transfrontaliero ha fatto da cornice ai discorsi ufficiali.
«Sconfinare i diritti significa andare oltre i confini, quei confini mentali che ci impediscono di trattare le altre persone come quello che sono, quei confini che ci separano nelle nostre differenze, quei confini fra il voi e il noi», ha evidenziato Nacho Quintana Vergara, presidente dell’associazione Fvg Pirde.
«Qui si respira un’atmosfera di luce e in questo buio quotidiano abbiamo bisogno di messaggi positivi», ha notato l’attrice Lara Komar, madrina dell’evento.
Se la senatrice Alessandra Maiorino ha sottolineato che per la rimozione dello stigma e del pregiudizio il faro è l’articolo 3 della Costituzione, Alessandro Zan, deputato relatore dell’omonimo ddl sulla parità di genere e contro la omolesbotransfobia, oltre a paragonare la giornata allo storico incontro del luglio 2020 alla foiba di Basovizza tra i presidenti Mattarella e Pahor, è tornato sulla mancata concessione del patrocinio da parte del Comune di Gorizia.
«Questa splendida manifestazione ha ricevuto, pur nella stessa città, disparità di trattamento: la solidarietà del sindaco di Nova Gorica Miklavič con il patrocinio; il vergognoso rifiuto del sindaco di Gorizia Ziberna di abbracciare una manifestazione democratica e pacifica. Rifiuto pregno della stessa ideologia e delle stesse logiche di opportunità e speculazione politica che nel Parlamento muovono l’opposizione alla legge contro i crimini d’odio, che tra pochi giorni continuerà l’iter in Senato».
Già in mattinata il sindaco aveva replicato alle accuse, ribadendo quanto aveva già espresso sin dal primo giorno: «L’onorevole Zan predica tolleranza, ma applica intolleranza, offendendo un sindaco ed una istituzione, oltre ai cittadini goriziani.
Non posso che essere sconcertato per il patrocinio legittimo delle due università che evidentemente condividono le proposte contenute nel manifesto del Pride Fvg ovvero la rimozione dei crocifissi da uffici pubblici e scuole, la chiusura dei Cpr che ospitano immigrati che hanno violato la legge, l’approvazione della proposta di legge Zan.
Il diritto di amare chicchessia al di là del sesso e la condanna a ogni forma di violenza, discriminazione e intolleranza - così Ziberna - non si difendono con questi argomenti e nemmeno con l’applicazione della violenza e intolleranza verso chi non è allineato». Una polemica destinata a sopravvivere alla giornata di ieri, che per Gorizia e Nova Gorica è stata in ogni caso storica così come lo è stata per la manifestazione stessa: il primo Pride realmente transfrontaliero.
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