L'Olanda è un narco-stato». Non usa mezzi termini Vito Shukrula, avvocato penalista olandese specializzato in omicidi e criminalità organizzata, per descrivere la situazione del suo Paese. Dove la delinquenza prolifera e uccide come si uccideva a Palermo fino agli anni Novanta. Non solo gang rivali, ma avvocati, poliziotti, giornalisti che indagano il dilagare del fenomeno.
L'ultima vittima eccellente risale allo scorso 15 luglio: si chiamava Peter R. de Vries, aveva 64 anni ed era il più famoso giornalista investigativo dei Paesi Bassi, noto in tutto il mondo per la sua sete di verità. È stato crivellato da una raffica di proiettili nel cuore di Amsterdam il 6 luglio, e deceduto in ospedale dopo nove giorni di agonia.
Volevano tappargli la bocca perché sapeva troppo della malavita del suo Paese, quella stessa che negli ultimi decenni ha compiuto un indecente balzo in avanti quanto a violenza e capacità operative. De Vries aveva già indagato su oltre 500 casi di omicidio, molti connessi al narcotraffico. Nel tempo, si era ritagliato un ruolo di consulente per la risoluzione di «cold case», i tanti casi irrisolti che sempre più spesso rimandavano a regolamenti di conti tra i protagonisti del traffico di cocaina e metamfetamine.
A ucciderlo sono state la sua caparbietà e meticolosità: divulgava nomi e cognomi dei vertici della criminalità organizzata; metteva la disorientata polizia olandese sulle piste giuste da battere; conosceva persino le tariffe dei killer di mafia (in Olanda bastano 2-3 mila euro per chiudere la bocca a uno rivale di basso rango).
Soprattutto, era stato consulente nel processo Marengo, il più grande atto di accusa contro la cosiddetta «Mocro-Maffia», la più temibile delle organizzazioni criminali olandesi, costituita per lo più da nordafricani («Mocro» è un termine dispregiativo per definire la minoranza marocchina nei Paesi Bassi).
Il processo intendeva risalire agli autori dell'omicidio di Derk Wiersum, freddato il 18 settembre 2019 davanti a moglie e figli sulla soglia di casa, ad Amsterdam. La sua colpa era l'essere avvocato di Nabil Bakkali, testimone chiave contro l'organizzazione. Bakkali era un killer della Mocro-Maffia e doveva incastrare il signore della droga Ridouan Taghi, arrestato a Dubai nel 2018 ma ancora oggi al vertice della mafia olandese. Dal carcere, il narcotrafficante di origini marocchine sembra continui a gestire il gigantesco traffico internazionale di cocaina e a ordinare omicidi. Come quello di De Vries, il cui autore materiale sarebbe invece Delano G., rapper e gangster locale. Ma andiamo con ordine.
Uno degli equivoci più diffusi sui Paesi Bassi riguarda la legge inerente le droghe leggere. Notoriamente l'Olanda è meta di quel turismo giovanile attratto dall'idea del «porto franco delle droghe», com'è stata ribattezzata Amsterdam per la facilità nel reperirvi qualsiasi tipo di stupefacente. Basti pensare che solo nel 2018, secondo un'indagine condotta dall'ufficio della sindaca Femke Halsema, sono state 19 milioni le persone che hanno visitato la capitale olandese, il 57 per cento delle quali richiamata dai coffee shop (i locali per acquisto e consumo di droghe leggere).
Tutto ciò è reso possibile da una politica verso gli stupefacenti – hashish e marijuana, in particolare – che, seppure non li rende affatto legali, ne tollera però il consumo (fino a un massimo di 5 grammi). Questa consuetudine si rifà a una legge del 1976 che suddivide le droghe in due categorie, chiamate «Lista 1» e «Lista 2», rispettivamente quelle pesanti e quelle leggere.
Questa politica della tolleranza ha alimentato il mito della legalità della droga in Olanda e aperto la strada al fiorente mercato illegale di narcotici più pesanti. Per molti decenni, le rotte del contrabbando avevano avuto come base di partenza il Marocco, con la Spagna quale via di transito privilegiata. A un certo punto, però, questi percorsi hanno attratto i signori della droga sudamericani, i quali hanno iniziato a usarle per esportare in Europa la cocaina, sfruttando gli intermediari storici e ingolosendoli a suon di narcodollari.
Più o meno intorno agli anni Duemila, le mafie marocchine si sono accordate con i narcos colombiani e la 'ndrangheta italiana, che oggi controlla le rotte della cocaina dall'Atlantico verso l'Europa (e senza il cui permesso nulla si muove). Rotterdam e Anversa sono diventate i principali hub europei per il traffico internazionale di polvere bianca tra vecchio e nuovo continente, nonché i più grandi interporti continentali per lo smercio della droga proveniente dal Sudamerica. Qui, sul modello delle contrattazioni in Borsa e con tanto di broker, la cocaina viene poi rivenduta e redistribuita.
Lo ha confermato più volte a Panorama Nicola Gratteri, il procuratore dell'Antimafia di Catanzaro, che ha raccontato di come «le più importanti famiglie di 'ndranghetisti importano la cocaina sudamericana principalmente nei porti di queste città, all'interno di container carichi di frutta o nascosta nei vani refrigeranti».
Grazie alla loro abilità nel comprare all'ingrosso e nel rivendere al dettaglio, smistano i panetti di droga in mille rivoli, che come il fiume Amstel si riversano in ogni dove, grazie a una manovalanza di provenienza africana.
A gestire la rivendita per conto dei grandi trafficanti calabresi e colombiani c'è proprio quell'esercito di criminali e spacciatori noti come Mocro-Maffia, al cui vertice siede il già citato Ridouan Taghi. A loro si sommano i «Penoze» fiamminghi, specializzati invece nel settore delle droghe sintetiche (questi ultimi producono, sintetizzano e poi rivendono in tutto il nord Europa le metamfetamine).
La Mocro-Maffia è di gran lunga la realtà più pericolosa del Paese dei tulipani, se non altro per l'alto numero di omicidi che le sono imputati. «Attira la maggior parte dell'attenzione e dell'indignazione del pubblico a causa del suo uso della forza brutale e dello spargimento di sangue sulle strade» denuncia l'avvocato Shukrula, che parla apertamente di «uno scenario messicano» per le strade di Amsterdam.
«Nel 2016 un giovane olandese/marocchino è stato decapitato e la sua testa è stata messa sulla strada di fronte a uno Shisha bar (tipici locali in stile mediorientale dove si fuma con il narghilè, ndr) che era solito frequentare. I suoi occhi fissavano la finestra del locale. Il messaggio della Mocro-Maffia alla gang rivale era forte e chiaro: "Sappiamo dove siete, vediamo cosa fate e siamo molto più pazzi di voi"».
Del resto, il mercato della droga olandese vale tra i 16 e i 20 miliardi di euro (il commercio di formaggi e fiori insieme vale circa due terzi in meno, per dire) e così, vista anche la concorrenza agguerrita - turca, serba, albanese, rumena e autoctona - l'organizzazione di Taghi è pronta a tutto per garantirsi quel denaro.
La Mocro-Maffia non si limita al traffico di stupefacenti, ma fornisce anche «servizi speciali». Come la fornitura di killer a pagamento al miglior offerente: per esempio, è responsabile degli omicidi di due oppositori iraniani rifugiati in Olanda, avvenuti tra il 2015 e il 2017. Inoltre investe nel riciclaggio di denaro, il cui valore totale oggi rappresenta circa l'1,6 per cento del Pil olandese. Infine, fornisce protezione al terrorismo islamico attraverso la logistica, case sicure e traffico di armi illegali. Tutte cose di cui i jihadisti dell'Isis si sono serviti in passato per commettere attentati in mezza Europa. I numeri parlano chiaro: sono almeno 310 i foreign fighters partiti per la Siria, almeno la metà dei quali rimpatriati e scomparsi.
In tutto ciò, sotto accusa sono le forze dell'ordine olandesi, che non sono state in grado di arginare questa deriva violenta. «La negligenza della polizia è totale» accusa l'avvocato Shukrula. «Nei primi anni Novanta e all'inizio del 21° secolo la polizia si è focalizzata principalmente sul giro di vite delle "reti olandesi". Persone come il rapitore del magnate della birra Freddy Heineken, Willem Holleeder, erano ritenuti obiettivi prioritari, e la polizia si concentrava solo sul loro arresto. Nel frattempo però altri gruppi, spesso piccoli spacciatori nordafricani, sono stati in grado di crescere nell'oscurità e accumulare rapidamente fortune, importando tonnellate di cocaina».
Soltanto dopo l'uccisione dell'avvocato Derk Wiersum, il ministro della Sicurezza e della Giustizia olandese ha deciso di prendere sul serio il dossier Mocro-Maffia, e ha creato una task force denominata Serious crime task force. «Penso che sia più che altro una mossa sconsiderata, dovuta al panico emotivo, e gli esperti di polizia sono dello stesso parere» chiosa il legale, che vede in questa operazione soltanto aspetti deleteri. «Non si può creare una squadra-doppione di detective. Questo porterà niente altro che a una competizione tra risorse all'interno della medesima organizzazione della polizia. La quale finirà per combattere i suoi stessi ranghi, e alla fine la mafia beneficerà del caos».