TREVISO. Sono negative le analisi sulla presenza dell’Hantavirus nei topi. Lo ha reso noto Gioia Capelli, direttore sanitario dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie. Negativo anche l’uomo di 50 anni, ricoverato all’ospedale di Vittorio Veneto, per sospetta “febbre da topo”: l’Ulss ieri ha confermato che non ha contratto l’Hantavirus. Un doppio sospiro di sollievo. I cento campioni, provenienti sia dal Trentino che dal Trevigiano, compresa l’area del vittoriese, erano stati inviati nello scorso maggio dall’Istituto zooprofilattico all’Istituto Superiore di Sanità. Ieri i risultati.
«Tutti gli altri accertamenti sono stati fatti direttamente da noi», spiega Capelli, «abbiamo fatto test batteriologici, compresa la salmonella, virologici e molti esami tossicologici. Abbiamo escluso che questi topi possano essere stati avvelenati da almeno sei gruppi di ratticidi diversi».
Dalle analisi sui roditori non sono emerse cause infettive a spiegare l’elevato numero di decessi di topi a livello locale. «A queste punto sono altre le ragioni che giustificano l’elevata mortalità», ragiona il direttore sanitario dell’Istituto Zooprofilattico, «un fenomeno così esteso, dal Veneto al Friuli, fa pensare a cause naturali e sono probabilmente quelle che i faunisti stanno dicendo».
Secondo gli esperti, circa ogni dieci anni, si presenta un incremento della popolazione dovuta a un aumento della disponibilità alimentare nei boschi, con conseguente moria a causa di predatori ma anche per superamento della capacità portante dell’ambiente. Il ricovero del cinquantenne a Vittorio Veneto aveva fatto pensare a un collegamento con la strage di topi.
L’ infezione da Hantavirus viene trasmessa all’uomo dai roditori, tramite inalazione o contatto con saliva ed escrementi infetti. Il paziente era arrivato in ospedale con febbre molto alta ed era stato posto sotto stretta osservazione medica. I campioni di sangue e urina sono però risultati negativi. Ora l’uomo sta meglio e sarà presto dimesso dall’ospedale.
