Da venerdì 25 giugno al 3 luglio l’opera di Verdi, con la direzione di Michelangelo Mazza Accanto al soprano spagnolo Marco Ciaponi è Alfredo e Angelo Veccia Germont
TRIESTE “Traviata” riapre il Teatro lirico Giuseppe Verdi al suo pubblico di riferimento. L’opera, il più sospirato degli spettacoli (e anche il più difficile nel rispetto delle limitazioni) ritorna a far sognare anche a Trieste, da domani, venerdì 25 giugno, al 3 luglio. Sul podio ci sarà il direttore Michelangelo Mazza, la regia è di Mariano Bauduin, che per rispettare i necessari distanziamenti ha dovuto realizzare un adattamento della collaudata produzione che il teatro triestino aveva portato in tournée in Giappone. Il trittico di protagonisti è formato dal tenore Marco Ciaponi nei panni dell’appassionato Alfredo, il baritono Angelo Veccia nel ruolo del padre Germont e il soprano spagnolo Ruth Iniesta ad affrontare l’evoluzione drammaturgica e vocale del personaggio di Violetta.
La protagonista dell’allestimento fuori abbonamento dell’opera verdiana (che a Trieste ha già cantato in Carmen e Puritani) è un'artista dalle molte risorse: ha studiato danza classica e flamenco, è un’apprezzata interprete di operetta e zarzuela, ha una vivace attività concertistica e operistica. L'abbiamo incontrata durante le ultime prove prima della prima.
Negli ultimi mesi e nonostante le chiusure ha avuto la possibilità di lavorare molto, anche in streaming, passando dalla zarzuela spagnola all’operetta viennese e al verismo italiano. Come ricorderà questo lungo periodo di lavoro “ibrido”?
«Durante gli streaming senza pubblico in sala era necessaria una concentrazione diversa sul palco, tra noi cantanti. Siamo abituati ad avere il feedback del pubblico, è la nostra fonte di energia. Anche questa Traviata in dicembre era prevista in streaming e devo ammettere che per me sarebbe stato molto strano cantare il finale del “Sempre libera” con il sipario che poi si chiude in silenzio... Gli applausi ti fanno uscire per un istante dalla storia, ma sono molto importanti».
“Traviata” è uno dei punti forti del suo repertorio. Assomiglia di più a Violetta del primo, secondo o terzo atto?
«Forse nel senso della gioia di vivere assomiglio più alla Violetta del primo atto, ma ho anche una parte tanto malinconica e consapevole della volatilità del tempo, quindi sento molto le parole dell'“Addio”».
La regia è stata adattata alle nuove regole: considerando che Violetta non potrà avvicinarsi ad Alfredo, dovremo immaginare un concetto drammaturgico diverso?
«In realtà il regista non ha voluto mettere in luce il distanziamento. Quello che si vedrà è una regia classica, anche se non ci abbracciamo nè tocchiamo mai. Nel primo duetto ci diamo quasi la mano, ma ci interrompono, in seguito lei, durante la malattia, è talmente fuori di sè da far perdere senso a un simile contatto. Ovviamente mi dispiace non poter abbracciare Alfredo, ma immagino anche che se Violetta lo abbracciasse durante l’addio, non avrebbe più il coraggio di andarsene. Infatti lei lo ferma e quel momento è duro. Penso e spero che al pubblico non manchi questo contatto, è ben risolto».
Il suo percorso musicale è molto eclettico: si passa dal belcanto al pop e jazz. Dove si colloca Verdi?
«Io lo tengo più vicino al belcanto, dove mi sento a mio agio. Ho sempre avuto gusti molto ampi, cerco colori diversi. Infatti ho appena fatto un concerto molto eclettico che ho chiamato “Colours”, dove accompagnata da una chitarra elettrica ho cantano pezzi di opera, di jazz, musical, Queen, Amy Winehouse e anche una copla tratta da una zarzuela».
Recentemente in Spagna è stata vocal coach nel talent show Prodigios...
«È stata un'esperienza divertente e dalla quale ho anche imparato tante cose. La televisione non è così facile come sembra da casa. Richiede una concentrazione diversa che quella del teatro, e poi la visibilità è enorme. Sono felice del fatto che dopo questa esperienza tante persone non abituate all’opera mi seguano sui social e si siano avvicinate a questo mestiere meraviglioso, poco sostenuto dai mass media».
Quali impegni la attendono nei mesi estivi?
«Sono felicissima del ritorno in Arena! Sarò Liù accanto alla Turandot della mia ammirata Anna Netrebko e non vedo l’ora. L’Arena di Verona è un posto molto speciale, dove sarò impegnata anche nella Nona sinfonia di Beethoven. Non posso anticipare altro, ma anche in seguito continuerò con grande gioia a cantare nei teatri italiani».