L’idea del prolungamento dell’anno scolastico non trova consensi neanche tra gli studenti
UDINE. Prudenza. Perché in fondo si tratta di indiscrezioni e nulla più. Con una spruzzata di scetticismo perché è vero che nell’ultimo anno i banchi di tanti istituti sono rimasti perlopiù vuoti, ma è altrettanto incontestabile che a queste latitudini la didattica a distanza - dopo un avvio comprensibilmente in salita - abbia pienamente assolto alla propria funzione. Dirigenti scolastici e studenti degli istituti udinesi si dimostrano insomma piuttosto tiepidi all’ipotesi di procrastinare alla fine di giugno la data dell’ultima campanella dell’anno scolastico in corso.
Un’indiscrezione che ha preso quota dopo le dichiarazioni del deputato Alessandro Fusacchia (componente di Centro Democratico-Italiani in Europa), rilasciate al termine del colloquio con Draghi, dopo che la compagine parlamentare centrista era stata sentita dall’ex presidente della Bce nell’ambito del secondo giro di consultazioni. Di certo, insomma, non c’è nulla: si parla di una riprogrammazione dei calendari scolastici, con la proposta di spostare al 30 giugno l’ultimo giorno di lezione. Ma per chi? Per tutti gli studenti? Solo per le scuole che ne faranno richiesta, magari perché indietro con i programmi? Se ne saprà di più tra un paio di settimane quando, all’esito delle consultazioni, dopo aver giurato e ottenuto la fiducia dei due rami del Parlamento, l’esecutivo dovrebbe formalmente entrare in carica.
Ogni commento e parere - la premessa è doverosa - è dunque legato a questa situazione ancora nebulosa, a quella che è in questo momento poco più di una voce, per quanto proveniente da ambienti istituzionali. «Mi auguro che il nuovo governo pensi a soluzioni di ampio respiro e non si limiti ad adottare soluzioni-tampone, che avrebbero un’efficacia limitata e ridotta», esordisce Luca Gervasutti, dirigente scolastico del liceo classico Stellini.
La proposta di allungare di tre settimane l’anno scolastico «si scontra con problemi di natura organizzativa, a partire dalla necessità di ricollocare, facendoli slittare, gli esami di Stato», sottolinea il preside, rimarcando poi come «sia oggettivamente difficile pensare di arrivare a fine giugno, con il caldo, nelle nostre aule scolastiche: proprio per gli esami di maturità, abitualmente, le classi vengono rinfrescate con l’ausilio di ventilatori, per mitigare il caldo». Per Gervasutti una soluzione praticabile potrebbe essere quella di «sfruttare eventualmente giugno per organizzare corsi di recupero e di approfondimento, su base volontaria, se l’evoluzione dell’emergenza pandemica lo consentirà».
Perplessità sono sollevate anche dal dirigente scolastico del Malignani, Andrea Carletti, che pur dichiarandosi «non contrario in linea di principio all’allungamento a fine giugno dell’anno scolastico», esprime forti dubbi legati «soprattutto agli aspetti contrattuali e organizzativi. Si tratta di idee, indiscrezioni, che filtrano da ambienti istituzionali: non credo, personalmente, che Draghi abbia messo mano concretamente al dossier scuola in queste ore», riflette il preside.
Per Carletti, in ogni caso, l’auspicio è che «ogni decisione venga presa in accordo con l’amministrazione periferica e dunque con gli Uffici scolastici regionali, adattando eventuali decisioni alle reali esigenze dei territori e degli istituti, con l’auspicio che si pensi soprattutto a programmare il prossimo anno scolastico».
Dal provvedimento potrebbero essere escluse le primarie e le secondarie di primo grado, che anche in Fvg hanno potuto proseguire l’attività in presenza: «Personalmente non credo che l’idea di prolungare l’anno scolastico sia utile – ragiona la dirigente del quarto comprensivo di Udine, Maria Cacciola –. Anche perché noi, nel nostro piccolo, non abbiamo avuto particolari interruzioni dell’attività didattica, al netto della quarantena di qualche studente».
E gli studenti cosa pensano dell’ipotesi di restare sui banchi fino all’inizio dell’estate? «Mi sembra alquanto strana l’idea di prorogare le lezioni quest’anno: in fondo, a differenza dello scorso anno scolastico, siamo riusciti a fare scuola regolarmente, pur con la didattica a distanza. Anche perché, almeno nella mia classe, siamo perfettamente nei tempi con il programma», sottolinea Alice Campolo, rappresentante degli studenti al Malignani.
Si rimette alle decisioni del nascente esecutivo invece Lorenzo Meloni Tessitori, rappresentante allo Stellini: «Non ci siamo confrontati su questa proposta. Personalmente dico di fidarci delle istituzioni: di certo fare lezioni con le temperature estive potrebbe non rivelarsi entusiasmante, ma credo che una persona di riconosciuto spessore quale è Draghi saprà certamente prendere le decisioni più opportune anche per le questioni legate all’istruzione».