Promosso da no vax e sospettosi sull’immunizzazione. Tutto rimane bloccato almeno fino all’8 febbraio
VIENNA. L’Austria ha prolungato il lockdown a causa dei parametri ancora preoccupanti dell’epidemia da coronavirus, con quasi 1.800 nuove infezioni al giorno, mentre il numero dei decessi ha raggiunto ieri quota 7.199. Le restrizioni dovevano cessare domenica scorsa; sono state prolungate invece fino all’8 febbraio e per alcuni settori – bar, ristoranti, impianti turistici – addirittura fino a marzo.
Nel frattempo proprio questa settimana è stato indetto un referendum contro le vaccinazioni o, per essere più precisi, contro l’obbligo di vaccinarsi. Non era il momento migliore per farlo, soprattutto se per esso è richiesto il raggiungimento di una certa soglia di adesioni.
In giorni di lockdown duro i cittadini-elettori hanno poca voglia di muoversi e c’è pertanto il ragionevole dubbio che quella soglia possa essere raggiunta.
È curioso che ci sia un “partito” contrario ai vaccini in un momento in cui la stragrande maggioranza della popolazione li sta aspettando con ansia e apprende con preoccupazione che quelli della Biontech-Pfizer subiranno anche in Austria qualche ritardo. Ed è curioso che questo avvenga senza che mai il governo austriaco abbia espresso l’intenzione di rendere obbligatoria la vaccinazione.
E invece quel referendum si sta facendo. Non prevede, come in Italia, di votare sì o no, ma di apporre la propria firma in calce al documento che contiene la proposta di legge (in questo caso il divieto di rendere obbligatoria la vaccinazione).
I cittadini hanno sette giorni di tempo, da lunedì scorso, per recarsi nel proprio Comune a firmare.
L’obiettivo è raggiungere le 100.000 firme. In tal caso la proposta non diventa automaticamente legge, ma il Parlamento ha l’obbligo di esaminarla. Anche dopo averla esaminata, tuttavia, non è tenuto a farla propria. In passato si sono svolte 38 consultazioni di questo tipo e una sola di esse (riguardava la riforma per rendere indipendente dalla politica l’informazione radiofonica) è diventata legge.
Va detto che i promotori di questo referendum non vanno iscritti tutti al partito dei “no vax”. Ci sono anche molti che, pur favorevoli al vaccino, sono sospettosi nei confronti di quelli messi sul mercato così in fretta da Biontech-Pfizer e Moderna, e preferirebbero attendere i vaccini prodotti in maniera “tradizionale” dalle altre case farmaceutiche. Per questo si cautelano contro un eventuale obbligatorietà.
Nel frattempo si deve fare i conti con l’imprevisto allungamento del lockdown. Quanto sia considerata grave la situazione in Austria lo si evince dai partecipanti alla conferenza stampa in cui sono state annunciate le nuove misure.
In tutti questi mesi ci eravamo abituati a vedere sempre il cancelliere Sebastian Kurz, con il suo vice Werner Kogler e i ministri della Salute e degli Interni, che la stampa austriaca aveva battezzato scherzosamente il “Virologische Quartett”, ovvero il “quartetto dei virologi”, benché nessuno dei quattro sia un virologo o abbia cognizioni di medicina.
Questa volta invece Kurz si è presentato ai giornalisti insieme con il vicerettore dell’Università medica di Vienna, Oswald Wagner, e con i governatori della Stiria, Hermann Schützenhöfer, e di Vienna, Michael Ludwig. La presenza degli ultimi due è un segnale importante: per far accettare le nuove pesanti restrizioni il cancelliere ne aveva discusso la sera prima, facendole approvare, con i governatori di tutti i nove Länder.
Ed ecco le principali misure annunciate. Tutto bloccato fino all’8 febbraio. Dopo quella data potranno riaprire i negozi, quanti prestano servizi alla persona (parrucchieri, massaggiatori, fisioterapisti eccetera) e i musei. Ristoranti, bar, impianti turistici, eventi pubblici rimarranno chiusi per più tempo, probabilmente fino a marzo (della loro riapertura si parlerà a metà febbraio, alla luce dei dati epidemiologici disponibili in quel momento).
Dovranno essere rispettate, come sempre, tutte le misure per evitare i contagi, ma secondo criteri più rigorosi. Per esempio, la mascherina prescritta sui mezzi pubblici di trasporto e per entrare nei negozi (saranno aperti solo alimentari, farmacie, tabaccai e simili) non sarà più quella chirurgica naso-bocca, ma diventerà obbligatorio ovunque il modello Ffp2. Il distanziamento non sarà più di un metro soltanto, ma di due.
Le “Semesterferien” (sono le vacanze scolastiche di febbraio, previste a turno nei vari Länder e che in tempi senza epidemia erano utilizzate per andare a sciare) saranno anticipate in Stiria e Alta Austria, per farle coincidere con il periodo di lockdown. Nelle scuole sarà introdotto l’auto-test (non appena disponibile). Lo smart-working sarà praticato ovunque le condizioni di lavoro lo consentano.