Al termine di una giornata difficile culminata con una bagarre in aula, il governo Conte ottiene una maggioranza relativa. I no sono stati 140, 16 gli astenuti.
ROMA Il governo, dopo il via libera di ieri alla Camera ha ottenuto la fiducia anche in Senato con 156 sì e 140 no. 16 gli astenuti. I votanti erano 312 e la maggioranza richiesta era di 149.
L’esecutivo, a sorpresa, ha registrato anche i voti favorevoli di due senatori di Forza Italia, Maria Rosaria Rossi e Andrea Causin mentre Italia Viva ha mantenuto la linea dell’astensione.
Il voto è arrivato dopo un momento di bagarre in chiusura di votazioni: alla richiesta di Lello Ciampolillo, ex parlamentare del M5s e ora al gruppo Misto, di poter votare anche se le urne si erano chiuse al Senato (era risultato assente alla prima e seconda chiama), nell'aula si è sollevata la protesta, con molti senatori in piedi che protestavano contro la presidente Elisabetta Casellati. Da qui la scelta di far decidere ai questori.
Dopo lunghi momenti di attesa i senatori Lello Ciampolillo, ex parlamentare del M5s, e Riccardo Nencini di Italia viva sono stati riammessi al voto sulla fiducia al governo, nell'aula del Senato.
Il governo di Giuseppe Conte ha dunque ottenuto una maggioranza relativa, sicuramente debole ma necessaria e sufficiente per la fiducia in questo frangente. Adesso si apre ovviamente la ricerca, tutt’altro che scontata, di una maggioranza più solida. Conte del resto ha di fatto chiesto in questi due giorni una sorta di accordo di programma di fine legislatura, ma solo nelle prossime settimane sarà possibile vedere se questa scommessa potrà rivelarsi vincente.
Nel frattempo resterà agli annali la cronaca di una giornata difficile, una giornata nella quale il premier nel suo discorso a Palazzo Madama ha sostanzialmente replicato, con qualche variante, quello di ieri alla Camera. «I numeri sono importanti, oggi ancora di più: questo - ha detto Conte - è un passaggio fondamentale nella vita istituzionale del nostro Paese. Ma ancora più importante è la qualità del progetto politico e noi chiediamo a tutte le forze politiche e anche ai parlamentari che hanno a cuore il destino dell’Italia di aiutarci a ripartire con la massima celerità. Aiutateci a rimarginare al più presto la ferita che la crisi ha prodotto nel patto di fiducia instaurato con i cittadini».
«Quando la politica si eclissa - ha ammonito ancora il premier - queste istanze finiscono per restare ai margini, con il rischio che rimangano afone e quindi inascoltate o, peggio, che si traducano in rabbia e sfocino nello scontro violento. Abbiamo l’urgenza di fare politica, tanto più in questo contesto di diffuse privazioni, di profonda sofferenza, perché solo la politica ci offre la possibilità di interpretare il malessere della società, impedendo che esso esploda in contrapposizioni distruttive».