Il presidente Recep Tayyip Erdogan è abituato a farla franca. Da tempo dice e fa qualsiasi cosa senza vergogna, viola i diritti umani dei suoi cittadini, ha schiere di giornalisti in galera, violenta la sua stessa folla quando manifesta e si ribella, e accusa gli Usa di essere autoritari e terroristi, spinge il suo popolo sempre più avanti nella stretta dell'integralismo. E tuttavia può contare sul pregiudizio positivo che lo disegna come un mediatore fra occidente e il mondo islamico arabo in memoria di Kemal Ataturk, che lui ha seppellito per sempre.Adesso bombarda la popolazione di Afrin, un'enclave curda siriana e si vanta di stare battendo l'Isis, di cui invece, palesemente, i curdi sono i peggiori nemici. Aggredisce ogni minuto Israele e gli ebrei con evidenti toni antisemiti, accusandolo di essere «uno stato terrorista» e gli americani di essere «perpetratori del medesimo bagno di sangue», proclamandosi difensore islamico di Gerusalemme. Eppure gli si dà credito. Adesso è a Roma mentre qualcuno osa qualche dimostrazione a favore dei curdi assediati, pure lui conta sul fatto che, dichiarandosi rappresentante di 1,7 miliardi di musulmani, riuscirà a intimidire i governanti italiani e anche il Papa. Tutti temono chi strilla e sbraita e rappresenta la fratellanza musulmana, e in più tiene le chiavi di quel Paese che ha trattenuto e quindi ridotto, in cambio di una ricca mercede, la marea di profughi che nel 2015 si stava rovesciando nei confini europei dalla Siria in fiamme. Il fatto, però, è che la Siria rischia di tornare sui carboni ardenti proprio per colpa del suo atroce odio per i curdi, che li fa definire tutti terroristi e li mostrifica nonostante abbiano aiutato in modo decisivo contro l'Isis. Erdogan ha riportato armi e bombardamenti sul campo, ha umiliato gli Usa. Rischia di irritarle anche la Russia che nella sua complessa e cinica politica ha coinvolto Iran e Turchia, e ora se li ritrova su fronti opposti per quel che riguarda la sopravvivenza politica di Assad.Quanto agli Usa, Erdogan è andato a caccia di consensi sulla scia dell'antipatia che Trump suscita in Europa e nel Papa, ma ha esagerato. Chi ha voglia di litigare con gli Stati Uniti? Nessuno, né in Europa e neppure nel mondo arabo. È difficile, per quanto Erdogan si incontri con Salman di Arabia, che egli preferisca un'alleanza con colui che viene a proclamarsi difensore di Gerusalemme contro Trump piuttosto che con gli americani che chiedono ai sauditi di farsi promotori di un nuovo processo di pace in cambio di un rapporto privilegiato. Chi combatteva contro l'Isis, americani, francesi, tedeschi, italiani volontari, adesso sono ad Afrin schierati contro Erdogan. Forse ha esagerato, presidente.