Brodino di verdura, semolino, un cucchiaio di olio… la preparazione delle prime pappe rappresenta per i genitori una sorta di piccolo rituale semi-sacro da rispettare scrupolosamente in base alle indicazioni del pediatra e spesso condito con mille dubbi e domande.
E se invece mamma e papà pensassero prima a cosa devono mangiare loro e poi adattassero quel piatto alle esigenze del piccolo? A molti sembrerà quasi fantascienza eppure questa potrebbe essere davvero la svolta, in termini di alimentazione sana, certo, ma anche di gestione dei menu in famiglia.
«Troppo spesso i genitori si concentrano sul cosa preparare al bambino e così perdono di vista quello che è davvero importante al momento dei pasti, cioè la condivisione del cibo, che sta alla base del principio della piramide alimentare».
A suggerire questa inedita prospettiva è Verdiana Ramina, dietista seguitissima sui social (Instagram @verdy75) con oltre 139 mila followers, e oggi autrice del libro “Svezzamento per tutta la famiglia” edito da Gribaudo. Il volume, pensato come una sorta di vademecum in grado di rispondere a tutte le domande e ai dubbi dei genitori, offre anche diversi menu a base di ricette veloci e sfiziose adatte a tutta la famiglia. E così, una polentina morbida con un cucchiaio di hummus da consumare durante i primi mesi può trasformarsi con pochi, semplici gesti, in stick di polenta al forno per i più grandi, o ancora un’omelette alle erbe può essere schiacciata e ridotta in crema e diventare un gustoso condimento.
Lo scopo? Far sedere senza stress grandi e piccini allo stesso tavolo.
Abbiamo fatto qualche domanda a Verdiana Ramina per capire meglio in cosa consiste questo nuovo approccio all’alimentazione complementare dei bambini. Ecco cosa ci ha raccontato!
Come è nata l’idea di studiare un menu per lo svezzamento che fosse pensato per i genitori e poi adattato alle esigenze dei piccoli?
«Io ho cominciato a occuparmi delle mamme che si rivolgevano a me sia in gravidanza che nel post parto e ho notato che, nella fase dello svezzamento dei piccoli, tendevano spesso a trascurare loro stesse e la loro alimentazione. Ho capito così che, per il benessere di tutta la famiglia, lo svezzamento doveva essere basato sulla condivisione dei pasti. Non si deve pensare che nel momento in cui un bambino comincia a mangiare bisogna creargli un mondo a parte, fatto di alimenti specifici che noi non ci sogneremmo mai di mangiare. Il mio libro vuole far capire ai genitori di oggi che è possibile iniziare uno svezzamento tutti insieme seguendo delle piccole regole».
Adottare questo approccio basato sulla condivisione dei pasti può essere utile anche per evitare che i bambini diventino eccessivamente selettivi con i cibi?
«Il problema della selettività è oggi molto ricorrente e, in parte, può avere origine dallo svezzamento. Il classico schema di inserimento dei nuovi cibi con una calendarizzazione molto rigida limita infatti la possibilità dei bambini di sperimentare gusti nuovi. Io consiglio uno svezzamento non basato sugli schemi di inserimento di una volta, che non hanno nessuna base scientifica, ma volto a garantire il più possibile la varietà in base alla stagione».
Quando è il momento giusto per iniziare l’alimentazione complementare? Ci sono dei parametri per capire se il bambino è pronto?
«I parametri classici ormai sono largamente conosciuti: il bambino ha raggiunto più o meno i 6 mesi ed è in grado di stare seduto. È importante però tenere conto anche del cosiddetto riflesso di estrusione, attraverso il quale il piccolo spinge fuori con la lingua il cibo o il cucchiaino. Se questo riflesso è presente, il bambino non è ancora pronto. Un altro parametro importante, a cui invece si tende a dare poca importanza, riguarda l’interesse che il bambino dimostra per il cibo. Se il piccolo non ha mai visto i genitori a tavola non può aver manifestato nessun interesse, per questo io consiglio sempre di far assistere i piccoli al momento del pasto».
Molti genitori ancora si chiedono se sia meglio lo svezzamento tradizionale o l’autosvezzamento…
«In realtà sono tutti validi, solo non bisogna sceglierne uno a favore di un altro. Lo svezzamento tradizionale è necessario nella prima fase: iniziamo sempre dalla pappa con una consistenza omogenea, poi gradualmente passiamo a un concetto di autosvezzamento. Il bambino cioè è portato a scoprire il cibo con le mani e in questo momento il genitore non deve avere paura che si sporchi eccessivamente e non deve intervenire troppo. Si parla infatti anche di svezzamento guidato: il genitore deve essere un tramite, proponendo il cibo con un taglio e una cottura corretti ma senza sostituirsi alla volontà del bambino. Fare l’aeroplano con il cucchiaino per fargli mangiare l’ultimo boccone, per esempio, non ha senso perché quel cucchiaino non farà mai la differenza. Bisogna fidarsi della capacità di autoregolazione che nei bambini fino ai 2 o 3 anni è molto forte».
Tu sei seguitissima sui social: in base alla tua esperienza, qual è la maggiore preoccupazione dei genitori in tema di svezzamento?
«Le più comuni sono due. La prima è che il bambino non mangi abbastanza, un retaggio durissimo a morire. Bisogna rassicurare i genitori che, se anche il bambino dovesse saltare un pasto, non è un problema, perché c’è il latte materno o artificiale che integra dal punto di vista calorico. L’altra paura è invece quella del soffocamento: un timore che si può gestire distinguendo, per esempio, il piccolo conato che può manifestare il bambino andando incontro a consistenze maggiori – che è assolutamente normale – dal soffocamento vero e proprio, che è quello silenzioso, in cui il bambino non emette suoni. È importante che la paura del soffocamento non ostacoli la possibilità del bambino di progredire nell’alimentazione, andando incontro a consistenze diverse».
Molti genitori, per mancanza di tempo, si ritrovano spesso a ricorrere ad alimenti già pronti nella fase dello svezzamento, come omogeneizzati o passati di verdure che risultano più pratici. Qual è il segreto per conciliare alimentazione sana e vita frenetica?
«Il segreto è proprio quello di pensare prima a quello che dobbiamo portare in tavola noi. Io lo dico sempre: una volta pensato a quello che volete mangiare voi adulti, potete cercare la piccola variazione per il bambino. I primi tempi magari si può scegliere una verdura che, una volta schiacciata, possa andare bene anche per il bambino. Oppure si può puntare su un cuscus da mangiare asciutto e da preparare invece con un po’ di brodo, così da renderlo più cremoso, per il piccolo. La pianificazione del menu che io propongo anche nel libro ha proprio questo scopo: mi sono resa conto che per i genitori che vanno a lavorare la mattina e tornano alla sera, il pensiero di cosa mettere in tavola può diventare un problema se affrontato all’ultimo minuto. All’inizio può risultare difficile pianificare un menu settimanale ma, una volta preso il giro, se ne traggono solo vantaggi, perché per tutta la settimana hai risolto il problema di cosa preparare».
Nella gallery in alto alcuni consigli e ricette tratti dal libro “Svezzamento per tutta la famiglia” della dietista Verdiana Ramina.