Alla sua mamma, un medico aveva detto che il figlio sarebbe stato «un fiore che non è destinato a sbocciare». Invece Valerio Catoia, un ragazzo di Latina nato con la sindrome di Down, in ventuno anni di vita ha già conquistato i traguardi e meritato gli onori che poche persone riescono a raggiungere.
Nuotatore agonista paralimpico (lo rivela il suo fisico scolpito), lavora in un’azienda impegnata nel settore dell’energia pulita ed è diventato capo scout. Ama ballare, in particolare la zumba e i balli afro-caraibici. Ma, soprattutto, ha salvato una vita. Quando aveva 17 anni, non ha esitato a tuffarsi in mare per portare in salvo una bambina che rischiava di annegare a largo della Bufalara, a Sabaudia.
In quell’occasione, però, è successo qualcosa di paradossale: se la maggior parte delle persone lo ha ricoperto di complimenti, riconoscendo il suo coraggio e la sua determinazione, un gruppo di haters si è scatenato contro di lui in Rete, indirizzandogli una serie di incredibili insulti e offese. Valerio non si è scomposto e, seguendo il consiglio dei familiari, ha deciso di denunciare il gruppo alla Polizia postale. Con «distacco intelligente», come riferisce Repubblica, che ha raccontato la sua storia.
Il presidente Sergio Mattarella gli ha conferito il titolo di Alfiere della Repubblica per l’impegno civile, e questa sera Valerio riceverà un altro tributo a cui tiene molto. Al Parco archeologico del Colosseo gli sarà attribuito anche il titolo di «poliziotto ad honorem», per avere dato prova di «grande forza, coraggio e generosità» – queste le parole della Polizia di Stato – salvando una bambina in pericolo di vita. Ma non solo: Valerio si è distinto anche per avere risposto all’odio via sociale «con l’impegno civile».
Ora, quindi, farà anche da testimonial per una campagna di sensibilizzazione sull’uso consapevole della Rete e sul contrasto all’odio online, collaborando attivamente con la Polizia di Stato. Di cui, adesso, anche lui fa parte.