Da metà ottobre, il green pass diventa obbligatorio anche per i lavoratori pubblici, per i dipendenti dei locali e dei trasporti, e presto lo sarà anche per i privati. Domani, giovedì 16 settembre, il decreto – ora in fase finale di stesura – sarà esaminato dalla cabina di regia per essere poi approvato dal Consiglio dei Ministri. Al presidente del Consiglio Mario Draghi toccherà il compito di decidere se estendere immediatamente l’obbligo a tutti i lavoratori, vincendo le resistenze di una parte della Lega (Matteo Salvini afferma: «Saremo gli unici in Europa»).
Palazzo Chigi, infatti, sta lavorando su due ipotesi di decreto. La prima prevede il green pass per i dipendenti della pubblica amministrazione e le attività private a contatto con il pubblico, in cui c’è già l’obbligo del green pass per i clienti (ristoranti e bar, palestre e piscine, teatri e cinema, treni e aerei, fiere e stadi). La seconda coinvolge anche tutti i lavoratori del settore privato. E sarebbe più semplice da attuare: i due settori si incrociano (basti pensare alle partecipate) e tracciare delle linee nette di confine in poche ore per chiarire quali sono le aziende pubbliche e quelle private sarebbe molto complesso.
Sarà il datore di lavoro a incaricare un addetto che verificherà il possesso del green pass con l’apposita app già in funzione. Le uniche eccezioni saranno quelle già previste dalla legge: lavoratori esentati dal vaccino e dotati di un certificato medico che lo attesta. Se però c’è la possibilità dello smart working e la prestazione si può eseguire da remoto, il datore deve concederlo. Le sanzioni, per i lavoratori pubblici che non rispetteranno le regole, saranno molto dure: si parla di multe dai 400 ai mille euro e della sospensione dello stipendio.
Non si dovrebbe rinviare l’obbligo oltre la metà di ottobre perché, secondo gli esperti, c’è il rischio che la curva dei contagi possa tornare a salire, sia perché le scuole sono state riaperte, sia perché i mezzi di trasporto pubblici sono tornati affollati.