Questo articolo è pubblicato sul numero 37 di Vanity Fair in edicola fino al 14 settembre 2021
L’amore che non c’è, l’amore che deve restare clandestino, l’amore inventato, l’amore «stronzo», l’amore non ricambiato, l’amore perso nel disincanto e nell’inganno, l’amore trovato. L’amore declamato: «Voglio dedicare qualche momento del mio discorso alla mia attrice prediletta: Nicoletta Braschi. A lei non posso nemmeno dedicarle questo premio, perché il premio è suo. Abbiamo fatto tutto insieme per quarant’anni ininterrotti di lavoro. Io conosco una sola maniera di misurare il tempo: con te e senza te», ha detto un intenerito Roberto Benigni dal palco della Mostra del Cinema di Venezia inalberando il Leone d’oro alla carriera. Ha poi mirabilmente concluso: «Essere donna è un mistero che noi uomini non comprendiamo. Aveva ragione Groucho Marx quando diceva “gli uomini sono donne che non ce l’hanno fatta”. Ed è la verità. Io non ce l’ho fatta a essere come te Nicoletta. Se qualcosa di bello e buono ho fatto nella mia vita è stato sempre attraversato dalla tua luce. Il nostro è stato un amore a prima vista, anzi a eterna vista».
«L’inferno, sono gli altri», scriveva Jean-Paul Sartre nel 1944 nell’opera teatrale A porte chiuse su tre persone pronte a torture reciproche. Oggi, sembra che questa sia la convinzione più diffusa. Si sfugge alle relazioni piegati sul proprio smartphone, indifferenti agli estranei, diffidenti dei diversi. Prima di internet e dei cellulari si passavano i pomeriggi in casa aspettando che squillasse il telefono. Le scritte romantiche sui muri sono state sostituite dai like. Basta mezzo minuto su Facebook per scoprire tutto di una persona. Bastano pochi istanti per trasformarsi da corteggiatore a molestatore. Una volta si scriveva. Pagine di diario, tra pensieri, lacrime e speranze. Oggi, al massimo, si scrive uno status.
Dalle chat ai social, dalle app di incontri al sexting, la tecnologia ha stravolto il modo di vivere il corteggiamento. Dalle libertine Relazioni pericolose scritte da Laclos nel ’700 siamo finiti nell’epoca delle afasiche connessioni amorose dell’amore al tempo del web: bisogna incontrarsi, piacersi e avere il coraggio di mandare un whatsapp. È il tempo dell’egocrazia, essere innamorati di se stessi porta a rovesciare la vita sulla rete: segui l’ex su Instagram, vedi con chi ti ha sostituito su Facebook, leggi i suoi pensieri su Twitter. Poi a Venezia sbuca Benigni e sembra un ricordo dell’epoca analogica con la sua straordinaria dichiarazione d’amore alla moglie. Se l’amore è semplicemente follia, come diceva Shakespeare, è una «follia» che non si può controllare, tantomeno con un mouse. Di un enigma, del resto, non se ne può fare un software. Dunque, meditate su questa battuta: «Sono rimasto per qualche ora senza connessione internet e ho conosciuto una persona stupenda qui a casa. Dice di essere mia moglie».
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