Questo articolo è pubblicato sul numero 37 di Vanity Fair in edicola fino al 14 settembre 2021
Se non avete mai letto nulla di Daniele Del Giudice – scrittore formidabile che non ha scritto moltissimo però ha scritto benissimo, e che si era ammalato gravemente a 56 anni e se ne è andato a 72, due giorni prima di ricevere il Premio Campiello alla carriera –, vi consiglio di cominciare da Staccando l’ombra da terra oppure dai racconti Mania, anche se il libro che lo consacrò fu Lo stadio di Wimbledon, celebrato da Italo Calvino del quale Del Giudice passò per erede, che a novembre torna in libreria per Einaudi. Lo stadio di Wimbledon parlava di uno scrittore che non scriveva: Bobi Bazlen, l’affascinante e indefinibile letterato che fondò la casa editrice Adelphi insieme a Luciano Foà e Calasso, e riciao a Roberto Calasso che ha pubblicato il bellissimo Bobi proprio il giorno in cui se ne è andato, il 29 luglio. (In quanti, e quanto preziosi, sono andati via quest’estate. Carrà, Calasso, Pennacchi, Strada, Del Giudice, Degli Esposti, Watts, Theodorakis… Sarà che d’estate si muore di più o che ci facciamo più caso, o che cosa?)
Se è meglio vivere o raccontare se lo chiedono tutti gli scrittori.
A Del Giudice però è toccata la sorte di scrivere e vivere poco.
Aveva due (o mille) anime e viene da pensare gli venissero da quel padre mancato quando era bambino che prima di morire gli regalò una macchina per scrivere e una bicicletta. In un’intervista di quindici anni fa raccontò che da bambino lui la mattina pedalava e il pomeriggio scriveva a macchina con due dita, un po’ come fece da grande quando per metà della giornata volava, una sua grande passione, e l’altra metà scriveva.
Come facciamo tutti, anch’io ho cercato il mio ricordo personale di Daniele Del Giudice, che incrociai brevemente molti anni fa e mi lasciò addosso un’emozione che non riuscivo a descrivere. Lo ha fatto per me Claudio Magris evocando a proposito di un loro incontro «il rumore che fa il ghiaccio quando scricchiola». Avete presente? È un rumore così bello: cristallino.
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