Il nome «Donda» ripetuto di fila per 52 secondi. Così si apre il nuovo album di Kayne West. Con una traccia che non è una canzone ma un omaggio alla madre. Perché “Donda”, che è anche il titolo del disco che già ha fatto registrare numeri record, era il nome della madre a cui il rapper era legatissimo, quasi devoto, e a cui ora ha dedicato il suo ultimo travagliatissimo lavoro musicale.
Donda è morta il 10 novembre 2007, a 58 anni, a casa sua, il giorno dopo essersi sottoposta a una serie di interventi di chirurgia estetica: liposuzione, riduzione del seno e addominoplastica. Una morte che per Kanye West è rimasta una ferita insanabile, rinchiudendolo in una gabbia di sensi di colpa da cui ha cercato di evadere con questo album.
In un’intervista del 2015 a QMagazin il rapper s’è detto convinto che, se lui non si fosse trasferito a Los Angeles per lavoro, Donda sarebbe ancora viva. Poi, nel 2018 ha twittato la foto del dottore Jan Adams, il chirurgo che operò la madre, annunciando che quella foto sarebbe stata la copertina del nuovo album Love Everyone e spiegando il perché di quella scelta: «Voglio dimenticare e smettere di odiare». In realtà poi la cover non fu quella e l’album del 2018 è stato intitolato «Ye», «tu» in ebraico (così da ora in poi vorrebbe essere chiamato il rapper, che proprio nei giorni scorsi ha fatto richiesta formale per cambiare legalmente il suo nome in «Ye»).
Ora, dopo molti tormenti, Kanye West è riuscito a realizzare l’album dedicato alla madre. Un disco che contiene anche una registrazione con la vera voce di Donda che parla con orgoglio del figlio. A sottolineare quando sia stato forte il legame tra i due. E non poteva essere altrimenti, dal momento che Kanye, figlio unico, è stato cresciuto solo dalla madre dall’età di tre anni. Ovvero da quando lei divorziò dal marito Ray West, ex Black Panther e uno dei primi fotoreporter neri all’Atlanta Journal-Constitution.
Nata in Oklahoma, Donda West si era laureata nel 1971 alla Virginia Union University, aveva conseguito un dottorato alla Auburny University e per 31 anni ha insegnato inglese all’università di Chicago. Come racconta lei stessa nel libro Raising Kanye: Life Lessons from the Mother of a Hip-Hop Superstar, quando Kanye aveva 10 anni lei fu invitata in Cina come borsista e decise di partire e portare il bambino con sé. Così per un periodo lui frequentò le scuole a Nanchino, unico straniero in tutta la classe. Impiegò pochissimo tempo a ambientarsi e imparare il cinese. E questo è solo uno dei tanti aneddoti in cui la madre esaltava l’intelligenza del figlio. Sempre nel libro Raising Kanye, scritto pochi mesi prima di morire, Donda ha raccontato l’emozione provata ascoltando l’album di debutto del figlio, The College Dropout: «Mi sono seduto nel parcheggio e ho ascoltato l’intero cd (…) Volevo restare immobile e assorbire tutto. Mi sono seduta lì, trattenendo le lacrime. Ho messo la musica a volume molto alto. Volevo aprire il finestrino dell’auto e urlare a tutti di passare “Ehi, questo è mio figlio!”».
Quando Kanye decise di lasciare gli studi all’università per dedicarsi alla musica, Donda non fu entusiasta ma lo sostenne, consapevole del talento del figlio sin da quando era piccolo. In un’intervista per il Chicago Tribune nel 2004, raccontò come a soli cinque anni Kanye aveva composto una canzone mentre era sul sedile posteriore dell’auto, al ritorno dalle vacanze. Poi, quando lui ha cominciato ad affermarsi, lei ha lasciato l’università per fare la “momager” (madre-manager) a tempo pieno. Era la normalità vederla accanto a lui ai concerti e agli eventi. Un legame che solo la morte ha potuto spezzare. Lasciando in Kanye una ferita insanabile.