La prima copertina di Elisabetta Canalis è arrivata quando aveva 16 anni, e i suoi genitori se la ricordano bene. «Si sono arrabbiati moltissimo. Era il periodo di Non è la Rai, le ragazze all’epoca sognavano tutte di andare in televisione ma io avevo la scuola, di certo non potevo spostarmi su Roma per tentare la fortuna. Mi avevano anche consigliato di iscrivermi a Miss Sardegna per fare Miss Italia ma figuriamoci, mia madre disse “non ci pensare”. Il sogno, però, c’era» racconta Elisabetta su Zoom dalla sua casa di Los Angeles mentre il marito Brian Perri è al lavoro e sua figlia Skyler è fuori.
Ci sentiamo in occasione del debutto in solitaria di Elisabetta alla conduzione di Vite da Copertina, il programma che racconta i personaggi dello spettacolo e del jet set italiano e internazionale al via il 1° settembre, dal lunedì al venerdì, alle 17.30 su TV8. Insieme a diversi ospiti esperti del settore, in ogni puntata Elisabetta cercherà di raccontare la vita, le curiosità, le luci e le ombre intorno alle figure di cui abbiamo sempre sentito parlare, cercando di svelarci qualcosa in più senza l’aggressività e il sensazionalismo cui ci ha abituato un certo tipo di gossip. Lo stesso che lei ha subito sulla sua pelle in più di un’occasione.
Per anni è stata ospite dei salotti televisivi e adesso ne conduce uno: com’è passare dall’altra parte?
«Non vedevo l’ora, e spero, nelle prossime puntate, di mettere ancora più talk e di improvvisare sempre di più. Vite da Copertina è un programma strutturato, ma secondo me punteremo anche su quello. Sarà il mio contributo personale».
Quando era bambina, lei sognava una vita da copertina?
«Certo, come tutte le ragazze che sognavano di fare qualcosa nel mondo della tv. Quando sono arrivata a Milano ho iniziato con i provini e poi è arrivata Striscia: lì è nato tutto e a loro devo tutto. Da quel momento le copertine sono arrivate. Belle e brutte».
A proposito di Striscia, ha visto che sono cambiate le veline?
«Non le ho viste ma ho visto che c’è la Incontrada, e le faccio tanti auguri perché mi piace molto per come ha gestito la sua carriera».
C’è, invece, una vita da copertina che la affascina?
«Sono una grande fan di Angelina Jolie, uno dei personaggi che resterà nella storia, sia come attrice che come personaggio, non solo per il suo impegno, ma anche per la sua riservatezza, che mi ha sempre affascinata. La Jolie è una persona che, senza esporsi, è sempre riuscita a far parlare di sé. È la star più cool. Sia lei che Uma Thurman, che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente. Kill Bill è il mio film preferito, tra l’altro».
Con Angelina Jolie ha un tratto in comune: l’impegno in cause benefiche. Si è spesa molto per la raccolta fondi Forza Sardegna dopo gli incendi di quest’estate.
«Non ho certo la stessa risonanza della Jolie, ma faccio le cose perché le sento. Cerco di dare attenzione a progetti ben precisi, agli animali. Mi piacerebbe riuscire a fare cose importanti, cercare di far cambiare delle leggi, sensibilizzare sul maltrattamento e gli abbandoni presenti soprattutto al Sud e nelle isole».
Un attimo fa ha parlato di riservatezza: in Vite da Copertina il gossip sarà affrontato in maniera dolce, non aggressiva.
«Quando andiamo a parlare di Raffaella Carrà, al di là della professionalità, dobbiamo per forza affrontare la sua vita privata, ma io stessa ho scoperto delle cose di lei che pensavo sarebbe bello che la gente sapesse. Il gossip è bello quando è costruttivo e fa sapere agli altri delle cose interessanti».
Di recente ha detto che ha fatto pace con i paparazzi: quando è successo?
«Ero più giovane, non avevo capito che anche loro fanno il loro lavoro anche se, se posso dirlo, erano un po’ aggressivi con me. Uscivo la sera, mi divertivo, non stavo a casa ed, effettivamente, davo loro del materiale. Arrivavo dalla storia con George, una celebrity internazionale, e qualsiasi appiglio poteva essere buono per loro. Poi i tempi sono cambiati e ci siamo calmati tutti. Oggi sto attenta, so che ci sono e, se posso aiutarli, lo faccio. Adesso, con l’avvento dei social, la vita dei paparazzi sta diventando più difficile perché la carta stampata sta sparendo: sarà un lavoro che rimarrà nella storia».