La storia di Vanessa Zappalà, uccisa ad Aci Trezza dall’ex fidanzato, è quella di molte altre, ma ora si aggiungono le parole del carabiniere che aveva seguito il suo caso. «È come se avessi perso una sorella minore. La morte di Vanessa mi ha lasciato un vuoto enorme» ha detto il luogotenente Corrado Marcì alle persone che sono attorno a lui secondo quanto riporta il Corriere della Sera.
La sua presenza è stata costante, ma non è stata sufficiente a salvare la ragazza uccisa con sette colpi di pistola dall’ex compagno Antonino Sciuto, che poi si è impiccato. Il comandante della stazione di Trecastagni era sempre disponibile per Vanessa. Come indica il Codice Rosso la 26enne chiamava direttamente Marcì e poteva farlo a ogni ora del giorno e della notte.
«Un sant’uomo, un padre di famiglia», per Carmelo, il padre di Vanessa. Alla ragazza aveva detto di «non uscire da sola e non frequentare posti isolati». Aveva raccolto la sua denuncia e tutte le prove portate dalla ragazza: i video dello smartphone con gli appostamenti dell’ex e le note con orari e strade degli appostamenti. È stato il comandante Marcì ad arrestarlo lo scorso giugno. Questo il racconto della donna nella denuncia: «Ero terrorizzata, sono scesa in garage, ho parcheggiato l’auto e nel frattempo ho chiamato il comandante».
Era stato tre giorni ai domiciliari e poi gli era stato imposto solo il divieto di avvicinamento. Sembrava essersi allontanato. Quando si è avvicinato domenica la ragazza ha minacciato di chiamare il militare. «Vattene via perché chiamo il maresciallo» sono state le ultime parole della donna i cui funerali saranno celebrati domenica. Per il carabiniere c’è il dolore di non aver potuto salvare quella che considerava «una sorella minore» che aveva denunciato e non è bastato.
Non è mancanza della legge secondo chi lavora a contatto con le donne vittima di violenza. «I femminicidi non diminuiscono perché non basta la legge, non può mai bastare solo la normativa. Il problema è culturale. Bisogna cambiare il nostro modo di percepire la relazione uomo-donna e la modalità con gli uomini maltrattanti che si relazionano alle donne considerandole come loro proprietà», ha detto a Vanity Fair Loredana Piazza avvocata, fondatrice ed ex presidente centro antiviolenza Thamaia a Catania e parte delle rete delle avvocate della rete antiviolenza D.i.re.