Le etichette, si sa, ci aiutano a orientarci nel caos della vita. Le applichiamo un po’ a tutto, ma il più delle volte ci accorgiamo che ci stanno strette. Il mondo del lavoro non fa certo eccezione in questo: nell’ultimo secolo, in particolare, siamo stati portati a identificare molto spesso alcuni «lavori da uomini». Un processo di distinzione che è seguìto all’ingresso – fortunatamente sempre più massiccio – delle donne nel mondo professionale.
Cosa voglia dire «lavoro da uomini» è tutto da capire. In alcuni casi si fa semplicemente riferimento a professioni che tradizionalmente sono svolte da persone di sesso maschile. Però, ecco, le tradizioni cambiano, si evolvono, e con loro anche le parole: entrano così nel nostro lessico termini come architetta, avvocata e ingegnera.
In altri casi, alcuni lavori sono accostati quasi esclusivamente al «sesso forte» perché richiedono per l’appunto una certa prestanza fisica. E sì, è forse vero che quelli del minatore o del muratore sono lavori che richiedono molta resistenza fisica, ma questo non implica necessariamente che una donna non possa svolgerli. In un recente passato lo ha dimostrato, fra le altre, Stefania Geronazzo che ha rappresentato il nostro Paese ai campionati mondiali dei boscaioli.
Infine, c’è una tendenza ad affibbiare questa etichetta a professioni particolarmente tecniche e operative, come ad esempio l’idraulico. Eppure, non c’è motivo per cui le donne non possano eccellere anche in questi ambiti.
Alcuni segnali di cambiamento si intravedono e ci sono realtà che vi stanno contribuendo in modo intenso. E-Distribuzione, società del gruppo Enel che gestisce le reti elettriche di media e bassa tensione, è una di queste. In questa azienda, infatti, sono molte le giovani professioniste impegnate in lavori sul campo. Salgono sui tralicci dell’elettricità e fanno visita alle abitazioni in cui ci sono problemi con la fornitura. Sono insomma quello che abitualmente chiamiamo tecnico – in questo caso tecniche – della luce.
Al pari dei loro colleghi uomini, la loro giornata è fatta di turni, sopralluoghi e interventi: un lavoro svolto in alcuni casi in situazioni di emergenza o comunque difficili. E la consapevolezza di queste lavoratrici sulla neutralità di genere del loro lavoro si aggiunge alla loro determinazione: «la tecnologia non è maschio o femmina. La tecnologia fa parte di tutti noi» osserva Sara Spano.
La sua collega Elena Venturi pone l’accento sul cambiamento che in qualche modo ha vissuto sulla propria pelle. Quando ha iniziato il suo percorso come operativa di E-Distribuzione, infatti, ha incrociato un collega maschio che andava in pensione, «entusiasta di vedere una persona nuova, una donna, in unità».
C’è poi lo stupore – sì, i cambiamenti culturali sono lenti – delle clienti che si vedono arrivare in casa una donna per una faccenda «da uomini». Alice Casula riporta quello di una signora anziana rimasta senza elettricità, che in prima battuta non si era accorta che sotto quel caschetto c’era un viso di una donna venuta in suo soccorso. Diversa, invece, la reazione di chi è più giovane: le loro coetanee, ad esempio, sono spesso incuriosite dalla loro divisa e interessate semmai a capire che tipo di studi abbiano fatto.
«Possiamo dimostrare a quante vogliono intraprendere il nostro percorso che comunque ci si può mettere in gioco svolgendo il ruolo da operative» prosegue Casula, a cui con orgoglio fa eco Spano, desiderosa di «dare la speranza soprattutto ad altre ragazze che possono essere timorose di affacciarsi a questo mondo». Insiste invece sull’istruzione, fondamentale per accelerare qualsiasi cambiamento culturale, Laura Camposarcone: «è importante che anche le donne vengano indirizzate verso studi tecnici e industriali».
L’energia di queste professioniste dell’energia è senza dubbio coinvolgente e parla di un Paese che ha voglia di scardinare gli stereotipi inutili che abbiamo ereditato dal passato, all’insegna dell’inclusione e delle reali pari opportunità.
(Nella foto una delle operative di E-Distribuzione).