Nonostante abbiano gli occhi del mondo puntati addosso, dai 49,9 milioni di ascoltatori mensili su Spotify al gigantesco billboard che troneggia a Times Square, nel cuore pulsante di New York, i Måneskin conservano la timidezza che avevano alla conferenza post-finale di X Factor di quattro anni fa, quando la forza prorompente sfoggiata sul palco si acquattava dietro sguardi timidi e risposte appena sussurrate. «Nessuno si aspettava una cosa del genere dopo l’Eurovision. Era un risultato impossibile da pronosticare» spiegano Damiano, Victoria, Ethan e Thomas in collegamento su Zoom a poche ore dall’annuncio del conferimento della prestigiosa Lupa Capitolina, il massimo riconoscimento romano finito, prima di loro, nelle mani di personaggi come Giorgio Armani, Meryl Streep e Richard Gere, e del tour che li porterà a esibirsi nei palazzetti italiani ed europei tra il 2021 e il 2022, con un gran finale previsto al Circo Massimo il prossimo 9 luglio.
https://www.youtube.com/watch?v=yOb9Xaug35M«Cerchiamo di concentrarci sulla parte più entusiastica della cosa, gioire dei nuovi risultati incredibili. Tutto questo porta con sé una mole di pressione in più, ma non vogliamo essere primi a tutti i costi per il resto della vita: vogliamo fare la nostra musica e non vedere dove arriva in classifica. Continueremo a fare in modo che sia la musica a guidarci e non il contrario, non vogliamo inseguire il risultato» spiegano i Måneskin completando le frasi dell’altro, stringendosi sul divano in modo da apparire tutti nell’inquadratura. Per il loro nuovo tour, che toccherà i più importanti Festival europei come il Lokerse Festival di Lokeren (Belgio, giovedì 5 agosto 2021) e il Novarock Pilot Festival di Vienna (Austria, sabato 11 settembre 2021), e il provvedimento che obbligherà gli spettatori a esibire il GreenPass all’ingresso, il gruppo è sereno e lontano da qualsiasi polemica: «Ogni situazione che porta a un cambiamento positivo e verso la normalità è qualcosa di buono. Speriamo solo che i concerti possano essere fatti in sicurezza e che possano essere un’occasione di divertimento» raccontano i Måneskin che, in Italia, si esibiranno per la prima volta nei principali palazzetti in 13 date tutte sold out, previste per quest’inverno e il prossimo anno.
Dopo aver deciso di affidarsi a un nuovo management, da LaTarma Management a Exit Music Management – «Si tratta di una scelta artistica, nulla di personale» specificano loro – il gruppo cerca di vivere il suo momento fortunato, quell’aura che sembra trasformare in oro tutto ciò che tocca, senza farsi schiacciare dalla pressione: «Suonando facciamo quello che ci diverte, cerchiamo di vivere tutto quello che ci sta arrivando con grande gioia». Intanto, ribadendo il loro sostegno al ddl Zan che già li aveva portati a una presa di posizione netta nel Pride Issue di Vanity Fair – «È ora di fare un passo avanti nei confronti di tutti» –, i Måneskin si godono tutti i record che stanno polverizzando a velocità impressionante: sono tra i 15 artisti più ascoltati al mondo su Spotify con oltre 2 miliardi e mezzo di streaming su tutte le piattaforme digitali; con il brano Beggin hanno conquistato la prima posizione della Top 50 Global Chart di Spotify diventando la prima band italiana della storia con due singoli contemporaneamente nella UK Singles Chart; e con il video di I wanne be your slave, presentato con una première mondiale su YouTube, hanno ottenuto 6,7 milioni di visualizzazioni in sole 24 ore. Con i piedi per terra ma la passione negli occhi, i Måneskin si stanno spingendo verso vette fino ad ora considerate inarrivabili, ed è per questo che, da italiani e amanti della musica, dovremmo tutti essere fieri di loro, deponendo qualsiasi riserva e perplessità.