C’era una volta il sogno olimpico. Una vita di allenamenti e sacrifici per arrivare a partecipare alle Olimpiadi. L’obiettivo era davvero «decubertiano»: non serviva vincere, l’importante era esserci. Ma i tempi cambiano, e con loro anche le ambizioni. E così, con il passare delle edizioni, si fa sempre più largo tra i professionisti dello sport l’idea che forse è meglio saltare l’appuntamento con i cinque cerchi. Ma cosa spinge gli atleti a tirarsi fuori?
I motivi sono i più disparati e a Tokyo i forfait crescono di giorno in giorno. Tra quelli che hanno finora fatto più clamore c’è sicuramente il no del cestista Lebron James. Dopo l’eliminazione dei Los Angeles Lakers dai playoff dell’NBA, Lebron ha raccontato i suoi piani per l’estate 2021.
Niente Dream Team statunitense a Tokyo per lui, che ha in mente tutt’altro. «Questa estate giocherò con la Tune Squad, dobbiamo prepararci per battere i MonStars», ha detto il trentaseienne. Ma cos’è la Tune Squad? È la squadra dei Looney Tunes di cui Lebron farà parte nel sequel di Space Jam, il film nel quale prenderà il posto di Michael Jordan. E lo spirito olimpico? Archiviato senza tentennamenti in cambio di un assegno a tanti zeri.
Diversa, la motivazione che ha spinto il tennista spagnolo Rafael Nadal a saltare Tokyo. «Non parteciperò né alle Olimpiadi Né a Wimbledon», ha spiegato il campione, «è una decisione che non è facile prendere, ma dopo aver ascoltato il mio corpo e dopo essermi confrontato con il mio team ho capito che è la scelta giusta».
A Tokyo non vedremo nemmeno Dominic Thiem, che dopo la sconfitta al primo turno del Roland Garros ha annunciato lo stop. «Non lo faccio a cuor leggero, rappresentare il mio paese alle Olimpiadi sarebbe stato bellissimo. Ma devo allenarmi per Wimbledon. Auguro alla squadra austriaca di fare bene, sono giovane, spero di esserci a Parigi 2024».
Il calcio non è lo sport più importante delle Olimpiadi, ma è comunque tra i più seguiti. E lo vedrà in tv anche il giocatore della Lazio Luiz Felipe. Il difensore ha infatti rinunciato alla convocazione della sua Nazionale per godersi le vacanze e ricaricare le batterie in vista della prossima stagione. Nessun problema fisico quindi, solo altre priorità.
Un altro che guarderà da lontano le Olimpiadi è il ciclista sudafricano Daryl Impey. «Sono il capitano della squadra e non dormirei la notte sapendo di non essere nelle condizioni migliori per poter rappresentare il mio paese. Sono triste, ma andare solo per fare numero togliendo il posto a chi può dare più di me non sarebbe giusto».
Tra le tante storie (dai risvolti più o meno discutibili), una merita di essere sottolineata. È quella dell’atleta birmano Win Htet Oo, che in una lettera aperta al CIO spiega i motivi che lo spingono a disertare Tokyo. «Il Comitato Olimpico del Myanmar non può far parte del movimento olimpico perché opera essenzialmente come un’estensione del governo militare non è una questione politica, si tratta della Carta Olimpica». Per questo, l’atleta birmano non andrà a Tokyo. C’è qualcuno che ha ancora il coraggio di lottare e sacrificarsi per i propri ideali.