Il volontariato come bene immateriale dell’umanità Unesco. La candidatura è stata presentata al Senato della Repubblica e sostenuta da un comitato promotore guidato dal vicepresidente della Corte Costituzionale Giuliano Amato. È l’atto conclusivo del percorso che ha visto Padova ricoprire il ruolo di Capitale europea del volontariato, la prima città italiana a ricevere questo riconoscimento.
La candidatura parte dal nostro Paese, ma è transnazionale, «e da subito continueremo ad avviare collaborazioni con le grandi reti europee al fine di avviare congiuntamente la candidatura all’Unesco», è scritto nella nota ufficiale diffusa dall’ufficio stampa di Padova capitale europea del volontariato. «Sarà compito di ogni Paese lavorare su un dossier che risponda al formulario previsto per le candidature immateriali all’Unesco. Il materiale predisposto da ogni Paese diverrà un unico documento che sarà consegnato all’Unesco a sostegno di questa simbolica, ma quanto mai attuale candidatura».
Emanuele Alecci, presidente di Padova capitale europea del volontariato, spiega che «questa candidatura vuole essere l’occasione per una grande campagna di promozione del volontariato in tutta Italia. In questo doloroso periodo ne abbiamo capito ancora una volta l’importanza, e per questo riteniamo importante promuovere i valori di questa pratica gratuita e disinteressata».
In Italia sono 6,3 milioni i volontari attivi, di cui 4,14 impegnati in organizzazioni strutturate. Il tasso più alto (16%) si registra nel Nord Italia, che raggiunge una percentuale quasi doppia rispetto alle regioni del Sud (8,6%). Per il comitato promotore, formato da personalità del mondo del Terzo Settore, del giornalismo e del volontariato, si tratta di «una forza incredibile e motore autentico della nostra società. Una rete sociale animata da un volontariato esteso, indispensabile per costruire quel cambiamento nelle priorità del nostro vivere civile per non farci trovare impreparati di fronte alle nuove domande sociali e per garantire la qualità della nostra democrazia sempre più bisognosa di un’educazione al bene comune».