Almeno un terzo degli abitanti dell’Unione Europea ha fatto affidamento su conoscenze personali per avere assistenza sanitaria durante i mesi del Covid. Circa una persona su cinque ha dovuto pagare qualcuno per farsi curare in Romania, Bulgaria, Ungheria e Lituania. Lo racconta un rapporto sulla corruzione fatto analizzando dati provenienti dai 27 paesi dell’Ue.
Il 62% delle 40mila persone che sono state intervistate da Transparency International hanno detto di considerare la corruzione, in generale, non solo nella sanità un problema importante e il 76% vede la situazione peggiorare. Gli autori del report The Global Corruption Barometer – the European Union dicono che questa è una questione fondamentale alla vigilia dell’arrivo dei fondi per Next Generetion Fund, 800 miliardi di euro.
Delia Ferreira Rubio, che guida Transparency International, spiega che ci sono tante possibili vie di corruzione in una istituzione come l’UE. «Durante una crisi sanitaria, usare contatti personali per avere accesso a pubblici servizi è un danno pari alla corruzione», ha detto al britannico The Guardian, «perché si perdono vite se il vaccino o un trattamento vanno a una persona amica prima che a chi ha più bisogno. È cruciale che i governi europei raddoppino i loro sforzi per l’equità».
In totale, nei paesi dell’Unione, solo il 6% della popolazione ha dovuto corrompere qualcuno per avere accesso ai servizi sanitari. La ricerca dice però che il 29% si è rivolto ad amici all’interno delle strutture sanitarie e ci sono percentuali molto più alte in Repubblica Ceca (54%), Portogallo (46%) e Ungheria (41%). Le percentuali più alte di corruzione sono in Romania, Bulgaria, Ungheria, Lituania e Croazia.
In generale meno del 20% dei danesi e dei finlandesi pensano alla corruzione come a un problema nei loro paesi. Credono l’opposto bulgari, croati, ciprioti, italiani, portoghesi e spagnoli.