Se il nome di Elena Favilli, giornalista e scrittrice, vi dice qualcosa è perché, insieme a Francesca Cavallo, ha creato dei libri divenuti bestseller, vedi il numero 1 e 2 di “Storie della buonanotte per bambine ribelli”, pubblicati per Mondadori. Sempre per Mondadori, arriva un nuovo libro rivolto al giovane pubblico femminile, questa volta a firma singola di Elena Favilli. Si intitola «Guida per bambine ribelli. Alla scoperta del corpo che cambia» e conquista per la sua ricchezza di consigli dedicati alle pre-adolescenti. Obiettivo: preparare le quasi teenager agli inevitabili cambiamenti della pubertà (brufoli, ormoni, mestruazioni, etc etc), per affrontarli senza averne paura, senza sentirsi sole, soprattutto. Parola all’autrice, ex preadolescente con un’ottima memoria di quel travolgente, spesso spaventoso periodo, oltre che fondatrice e direttrice creativa di Rebel Girls, gruppo editoriale che crea contenuti per ispirare le nuove generazioni di bambine a essere più coraggiose e sicure di sé.
Come nasce l’idea per questa nuova guida?
«In parte dalla semplice osservazione che sono ormai trascorsi quattro anni dall’uscita del primo volume delle Bambine Ribelli e inevitabilmente quel pubblico di lettrici e lettori è cresciuto e si sta ora misurando con un’altra fase della propria vita, la preadolescenza, appunto. Ma in parte è stato anche un modo per rispondere a un cambiamento culturale importante: negli ultimi cinque anni, tutti i temi che riguardano i diritti delle donne hanno trovato una nuova ribalta. A mio avviso serviva un libro che parlasse senza paure e senza tabù del corpo delle donne dalla prospettiva delle bambine che stanno crescendo. Un libro capace di trattare in modo esplicito tutti gli aspetti della pubertà: dal ciclo mestruale al bullismo, sino all’identità di genere».
Si è fatta un’idea di quali siano le principali paure delle preadolescenti?
«Vedo un forte condizionamento che passa dai social media e bambine che sono già ossessionate dall’idea di dover diventare famose e che imitano freneticamente i comportamenti visti su TikTok e YouTube. Credo sia molto più difficile crescere in maniera equilibrata quando i modelli di riferimento sono persone molto più grandi, che mostrano solo frammenti perfetti delle proprie vite e prestazioni».
Esistono paure nuove figlie della pandemia e del periodo di lungo isolamento?
«So che la depressione sta aumentando molto tra i preadolescenti e gli adolescenti a causa del prolungato distanziamento, che li ha costretti a stare lontano dai compagni di scuola. Gli effetti sui bambini e sulle bambine più piccole sono più complessi da cogliere nell’immediato, ma sicuramente si faranno notare. La socialità è fondamentale nell’apprendimento, soprattutto nei primi anni del ciclo scolastico, quindi il mio timore è che la generazione di bambine che oggi frequentano la scuola elementare possa uscire da questa pandemia molto più fragile, impaurita del mondo e delle relazioni».
Che messaggio spera di trasmettere alle ragazzine a un passo dalla pubertà?
«Prima di tutto che non c’è niente di strano nel sentirsi a disagio con il proprio corpo a quell’età e che tutte le loro coetanee stanno attraversando gli stessi cambiamenti, anche se con sfumature e intensità diverse. E poi che quello della scoperta del proprio corpo e dei suoi cambiamenti è un processo che dura tutta la vita e che ciascuna ha i propri tempi, non è una gara in cui vince chi arriva per prima. Ma soprattutto spero che escano da questa lettura pensando che non c’è un unico corpo che tutte dobbiamo cercare e sognare di avere. Che va più che bene avere taglie diverse, altezze diverse, fianchi diversi, nasi diversi, gambe diverse. E che accettare le proprie imperfezioni ci rende più forti e felici».
Secondo lei, le madri (spesso molto ansiose) come possono stare vicino alle loro figlie preadolescenti?
«Provando più spesso a ricordare come si sentivano a quell’età. Sono sicura che anche loro avranno avuto genitori ansiosi o chiusi e ostili rispetto a certi argomenti. Provare a ricordare quei momenti e che cosa si sarebbe voluto dagli adulti può aiutare a stare vicine alle proprie figlie nel modo migliore».
Come si fa a sostenere la propria figlia preadolescente piena di insicurezze senza apparire invadente?
«Lasciandola libera di esplorare. Quindi no a divieti su abbigliamento, capelli, accessori, libri. Facilitando momenti difficili come la prima visita ginecologica, che si puo semplicemente prenotare per loro senza poi imporre la propria presenza. E, soprattutto, mantenendo sempre uno sguardo curioso nei confronti della propria bambina quasi adolescente. Uno sguardo di incoraggiamento per le sue scelte e i suoi interessi, dimenticandosi del giudizio».