Questo articolo è pubblicato sul numero 17 di Vanity Fair in edicola fino al 27 aprile 2021
«Sparati troia pidiota. Io non voglio culattoni nelle scuole a insegnare il terzo gender… Hai capito sporca carogna pidiota raccomandata figlia di troia?».
Mi spiace aprire questo giornale con tale schifezza. Ma penso sia doveroso, anzi no, fondamentale. Perché quello che avete appena letto è il contenuto di alcuni tweet inviati a Nina Verdelli, una delle giornaliste di Vanity Fair, in risposta a un suo post di sostegno al Ddl Zan. A scriverlo è tale Andrea Pulze, ovviamente un profilo falso, uno dei tanti «troll», ovvero un guastatore al soldo di terzi che viene pagato per spargere odio, deviare il dibattito e inquinare i processi democratici.
A dire cose simili ci sono anche persone vere, bisogna ricordarlo: persone che gettano parole di fuoco, di disprezzo e di umiliazione verso i più deboli, verso chi è in minoranza, verso chi la pensa diversamente. Nina Verdelli ha un figlio di un anno (a cui hanno augurato la morte), è figlia di Carlo Verdelli (il vero padre di questo splendido giornale) ed è arrivata a Vanity Fair sotto la mia direzione, ovvero quando il genitore era direttore de la Repubblica (il nepotismo di cui l’accusano è una bugia colossale).
Funziona sempre così: donne, omosessuali, trans, disabili sono tra le persone più aggredite, bersagliate, ricoperte d’insulti dagli odiatori seriali. Ed è proprio per questo che serve l’approvazione del Ddl Zan: perché l’odio inquina le democrazie, fa male alle persone e impedisce a tutti di fare un passo in avanti come civiltà e come umanità.
Come direttore di questo giornale e anche a nome di tutta la redazione, vorrei dire due ultime cose riguardo all’iniziativa in sostegno al disegno di legge che abbiamo lanciato la scorsa settimana.
Primo: vi diranno che il Ddl Zan limita la libertà di parola e introduce reati penali non necessari. Vi consiglio di rileggere l’inizio di questo editoriale e di chiedervi: «Sparati troia» è libertà di parola? No. E ancora: merita per legge un’aggravante d’odio in fatto di punibilità? Sì.
Secondo: tanti esponenti della destra italiana hanno aderito alla nostra iniziativa di appoggio al Ddl Zan. Tra questi, anche Alessandra Mussolini, che è stata molto criticata. A riguardo, noi la pensiamo come Vladimir Luxuria, che in un tweet – questo sì bellissimo – ha scritto: «Sono pronta a dare il benvenuto a chi condivide l’ideale di una società in cui a essere discriminati siano i portatori d’odio verso gay, lesbiche, bisessuali, trans, donne e disabili: da chi non te lo aspetteresti, non è di meno apprezzato».
Ora, sta a voi scegliere da che parte stare. Dalla parte di chi scrive, legge e non fa nulla, e quindi è complice di insulti, gesti, violenze e tweet come quelli sopra. O dalla parte di chi li vuole combattere.
Buona lettura
Continuate a scrivermi pensieri, consigli e riflessioni a smarchetti@condenast.it
Per abbonarvi a Vanity Fair, cliccate qui.
