A fine partita, in ogni sport, non dovrebbero mancare mai. Spesso invece latitano. Sono gli applausi agli avversari, comunque sia finita la partita. Ha fatto eccezione José Mourinho, dopo una sconfitta. Il suo Tottenham è uscito dall’Europa League. È stato eliminato dalla Dinamo Zagabria, che ha vinto per 3 a 0, , grazie a una tripletta di Orsic, ai supplementari nel ritorno degli ottavi di finale.
Al termine dell’incontro l’allenatore del Tottenham Mourinho è entrato nello spogliatoio della Dinamo per applaudire gli avversari. Il video è finito immediatamente sui social.
https://twitter.com/Toni_Padilla/status/1372681354467500043Dello Special One è stata sottolineata la sportività, ma qualcuno, conoscendone il carattere forte, ha anche detto che l’applauso poteva essere un segno per i suoi giocatori e un modo per evitare che si parlasse di altro. Fatto sta che l’allenatore portoghese ha applaudito gli avversari che a loro volta hanno ringraziato battendo le mani a lui. Il tecnico di Setubal ha anche chiesto scusa ai tifosi del suo club per la prestazione della squadra a Zagabria: «Non voglio dire altro, posso solo scusarmi coi tifosi del Tottenham e spero che i ragazzi si sentano come me».
Alcuni anni fa era stato proposto che a fine partite ci fossero saluti e strette di mano a centrocampo. Succede di rado. Fra le tante proposte anche quella degli applausi agli avversari a fine partita. Nel 2007 sembrava dovesse essere istituzionalizzata: obbligatorio su tutti i campi di calcio italiani per la squadra di casa applaudire i giocatori avversari quando escono dal campo a fine partita. Non ha preso piede, non è diventato quel terzo tempo del rugby in cui le squadre si ritrovano insieme dopo la partita.
L’applauso all’avversario c’è, ma più spesso dopo una grande giocata che al termine degli incontri. È successo a Cristiano Ronaldo quando ancora giocava nel Real Madrid e incontrò i suoi futuri tifosi della Juventus. Al gol in rovesciata ci fu una standing ovation. Tutto lo stadio della Juventus si è alzato in piedi ad applaudire sotto la pioggia perché ha visto il meglio che il calcio può offrire. Era un applauso al campione, al gesto, anche se dell’avversario, ma lo ricordiamo perché eccezionale, quando dovrebbe essere la normalità.