«La carriera di un artista somiglia ad una partita a scacchi: all’inizio muovi i pedoni, fai piccoli passi, poi le cose cambiano e devi essere bravo a gestire le complessità». Parola di Fabio Rovazzi, protagonista dello spot della nuova Limited Edition di ZzzQuil Natura, in cui si dimostra – appunto – grande intenditore di torri ed alfieri. «Se devo scegliere una pedina che mi rappresenta, dico il cavallo per la sua imprevedibilità», ci rivela l’eclettico artista. «Anche se forse, se guardo il mio percorso professionale, penso di essermi trovato in mano subito la regina».
In che senso?
«Il boom di “Andiamo a comandare” mi ha costretto ad una strada opposta rispetto a quella standard: non una crescita progressiva che consente di farti conoscere gradualmente, bensì un’esplosione di popolarità dopo la quale ho dovuto piano piano raccontare chi sono. Sentivo la necessità di aggiungere altre parti del mio mondo».
Ma a scacchi ci sa giocare davvero?
«Da piccolo ci ho giocato tantissimo, poi ammetto di aver smesso senza un motivo preciso. Due anni fa ho ricominciato e durante il lockdown, complice anche la serie Netflix, mi sono fatto un sacco di partite, sia online che con la mia fidanzata Karen. Il problema è che mi batte sempre, è fortissima».
Nello spot c’è pure lei, che resta attonita di fronte alla sua mossa. Nella vita reale (stanno insieme da circa due anni, ndr) riesce a sorprenderla così?
«Con me si è trovata in situazioni abbastanza surreali. Ad esempio abbiamo incontrato Papa Francesco, oppure siamo rimasti in una stanza d’hotel a Budapest a chiacchierare con Will Smith. Ma la volta che l’ho vista più stupita è quando l’ho portata in America: non c’era mai stata, le si è sganciata la mascella».
Da fidanzata – quindi conoscendola bene – di sicuro non si stupisce del suo successo.
«In realtà sono io il primo sorprendermi se un mio progetto va bene. Ammetto di essere abbastanza pessimista nella vita, ma questo trick psicologico delle basse aspettative finisce per rivelarsi un fattore positivo. Non rischi di rimanere deluso, pensare che provai a bloccare persino l’uscita di «Andiamo a comandare”».
Prego?
«Sì, all’epoca facevo lo youtuber, era il primo video musicale in cui ci mettevo la faccia in quel modo: l’avrebbe visto mia mamma, i miei amici, mi vergognavo. Così la sera prima dell’uscita chiamai i produttori, Merk & Kremont, e gli chiesi se potevamo far finta che non fosse successo nulla. Credevo non funzionasse, pensavo al milione di visualizzazioni come un traguardo pazzesco».
E invece è diventato il tormentone dell’estate 2016, con le spiagge di tutta Italia a ballarla: è ancora il suo ricordo felice che si coccola prima di addormentarsi?
«In realtà certi pensieri, come quando mi vengono delle belle idee, mi tengono sveglio perché attivano il cervello: nelle ore notturne esplode la creatività e questo, specialmente quando a 18 anni sono andato a vivere da solo, era un problema».
Intende la gestione degli orari?
«Sì, è stato fondamentale regolarizzarli. Mi capita di fare esercizi di respirazione, o prendere melatonina (ZzzQuil Natura, appunto, è un integratore alimentare che aiuta ad addormentarsi in modo rapido e naturale): mi sono reso conto che un ciclo del sonno più completo moltiplicava la mia produttività. Non male per uno che vuole mettersi costantemente alla prova su più fronti».
Cantante, attore, youtuber, twicher, è salito pure sul palco di Saremo. Che ne pensa del Festival di quest’anno?
«Onestamente non capisco le critiche, chi dice che non andava organizzato. Amadeus ha fatto una fatica assurda per metterlo su, lo ritengo un grande gesto: una specie di dono per tutti gli italiani, in un momento davvero complicato».
A causa del Covid, ha perso suo nonno. Poi in estate, quando molti si aspettavano una hit, ha dichiarato di essere stato «inghiottito nel buio totale». Oggi come sta?
«Nell’ultimo periodo sono riuscito a trovare un equilibrio, sia personale che professionale. Ho smesso di vederlo come un momento di passaggio: credo che la svolta stia proprio nell’eliminare l’idea di tornare alla vita normale in un tempo calcolabile. Evitare false speranze e, per adesso, imparare a conviverci».
Nell’epoca del distanziamento, i social possono aiutare a combattere l’isolamento?
«I social sono entrati nella nostra vita, ci addormentiamo con lo smartphone in mano dopo il classico ultimo scroll. Ormai comprendono i nostri gusti, sanno cosa mostrarci, riescono a catturare l’attenzione. Credo però che alla fine siano usati soprattutto per guardare cosa fanno gli altri. E questo a me non interessa: preferisco fare, più che veder fare».
In effetti pubblica molto poco sulla sua pagina.
«Mi comporto al contrario di come mi consiglierebbe un social media manager. Oggi si tende a scuotere fortissimo un personaggio affinché posti in continuazione contenuti nuovi: certo, migliora l’engagement, ma io vado contro ogni schema social, non cerco lo stimolo istantaneo».
Eppure tanti suoi prodotti sono diventati virali. Come se lo spiega?
«Io vado contro gli schemi social perché non mi piace mostrare la mia vita privata, possono passare mesi senza che pubblichi una foto. Inoltre realizzo video lunghissimi con dentro tanti argomenti, dispendiosi a livello mentale. Il meccanismo della viralità però si attiva anche grazie alla musica, alla fine è la melodia che ti resta in tesa e ti trascina».
Scacco matto.