Nonostante faccia musica dal 2015, Andrea Venerus ha deciso di aspettare sei anni prima di dare alla luce il suo primo album: «Credo nell’idea che quello che condividiamo e pubblichiamo viva per sempre. Sono molto contento di aver aspettato fino ad ora per regalare al pubblico le cose che più mi rappresentano e più mi piacciono» spiega Venerus in collegamento su Zoom in occasione della presentazione di Magica Musica, un disco che svela, oltre la sua maturità della scrittura e il suo eclettismo sonoro, anche l’inizio di un viaggio spazio-temporale che, attraverso mondi magici e atmosfere oniriche, ci porta alla scoperta di dimensioni nascoste, segrete. «Credo che sia importante per un artista condividere i propri pensieri e i propri ideali: per me il disco è stato questo, mettere sul piatto la mia visione della musica e del mondo» aggiunge Venerus che, per realizzare Magica Musica, ha lavorato a stretto contatto con Mace, impegnato anche lui nella realizzazione di un album, OBE, diventato tra i dischi più ascoltati su Spotify nella prima settimana dal debutto.
https://www.youtube.com/watch?v=jL7U2F2ACQQ&list=OLAK5uy_mYUC6AcrOoQ6GT5oAVctW5HFafB3CniK8«Mace per me è stato una figura chiave, mi ha aperto le porte del suo studio e insieme abbiamo portato avanti una ricerca musicale spalla a spalla. C’è molto lui nel mio disco e c’è molto di me nel suo». Le collaborazioni di Magica Musica, da Frah Quintale a Calibro 35, da Rkomi a Gemitaiz, esprimono il desiderio di Venerus di lavorare al fianco di gente che stima e che apprezza: «Una collaborazione per me ha senso quando c’è empatia, una connessione tra due persone. Viviamo nel mondo della corsa ai featuring come se fosse la moneta e il valore di un disco e non ci preoccupiamo dell’impatto che il disco avrà sulle persone» riprende il cantante, che definisce il vinile come «l’arca di Noè delle cose in cui credo e che desidero salvare dalla rapidità del tempo in cui stiamo vivendo». In questo senso, la pandemia ha rappresentato il momento più opportuno per permettere alla creatività di librarsi in maniera più fresca, perfezionando il materiale esistente e creandone di nuovo come se quella distorsione del tempo fosse stata una benedizione.
https://www.youtube.com/watch?v=9EMPlVxsbC4«La mia esperienza come persona di questo pianeta è di meraviglia: da quando sono piccolo, mi sono sempre sentito molto spettatore, ma anche molto chiamato in causa. Questo ha portato nella mia vita una costante sensazione di malinconia che mi ha convinto di voler fare qualcosa anche se all’inizio non sapevo cosa: essere leale con questi sentimenti, recepirli come se fossi un’antenna, mi ha aiutato a capire la persona che sarei potuta essere» riflette Venerus prima di ricordare i tempi dei concerti live – prima della pandemia era reduce da due anni di tour estivi -, augurandosi che possano tornare al più presto. «Io vengo da lì, dal live: è la cosa che mi ha portato a fare musica, quello che connette più persone insieme. Se penso ai prossimi, sono quasi eccitato all’idea di ripartire da zero. Vorrei creare uno spettacolo teatrale, andare a fondo della performance. Vedo i concerti come un’esperienza immersiva, un’occasione anche per me di capire come sia il mio mondo. Mi immagino uno spettacolo di 2 ore con i costumi, una cornice narrativa, la scenografia». Insieme alla missione di scardinare il discorso di genere che ha sempre portato avanti e alla ricerca del suono, specie quello extra-musicale, Venerus – classe 1992, originario di San Siro, trasferitosi a Londra per 5 anni salvo poi spostarsi a Roma e ritornare a Milano – è anche contento di essere tornato a casa sua e di aver deciso di fare musica nella sua lingua, convinto che se una canzone è bella la ascolterà tutto il mondo anche se in italiano. «È giusto che questo percorso attinga da dove vengo io. Mi piacerebbe che la trasformazione della città nel tempo coinvolga in qualche modo anche me». Per quanto riguarda il suo lavoro, che arriva dopo il successo di singoli come Canzone per un amico, Venerus chiosa spiegando che Magica Musica è la summa della sua essenza più profonda: «Se prima i miei lavori erano introspettivi e basta, ora è come se li avessi fatti scoppiare nel cielo per osservarli da lontano. Fare un disco, d’altronde è una pozione magica dove puoi metterci dentro tante cose, anche pezzi di vita vera».