Questa volta pensavo veramente di poter tornare a scuola: da quando era stata presa la decisione di riaprire i cancelli il 7 gennaio, ero pronta e felice di ripercorrere i corridoi, di guardare negli occhi i professori, di ridere insieme ai miei amici. Ero impaziente di assaporare di nuovo tutto questo, che, a ogni notizia così incerta e passeggera, mi manca sempre un po’ di più. Quasi ogni giorno c’è una nuova e bellissima illusione, infranta subito da continui e sfiancanti ripensamenti.
Per questo ho deciso che non mi posso fare più travolgere dall’entusiasmo che ha accolto ogni (non) riapertura: rischiamo di perdere la forza necessaria per restare tutti comunque uniti. La forza per fare tornare la scuola da noi, se noi, per ora, non possiamo tornare.
Giulia Ruberti, 1F Liceo Classico B. Zucchi, Monza
Ecco qui, di nuovo la stessa situazione: ero convinta che, al termine delle vacanze natalizie, avrei avuto l’occasione di tornare ad una vita scolastica e sociale più o meno normale, e invece, ancora una volta, ci ritroviamo davanti ad uno schermo nero tra i problemi di connessione e l’isolamento più totale. Mi manca commentare le lezioni di matematica incomprensibili con la mia compagna di banco. Mi manca trascorrere l’intervallo ridendo per delle assolute sciocchezze in compagnia delle mie più care amiche.
Mi mancano i docenti, tutti quanti, anche quelli più pesanti. Mi manca l’essere completamente ipnotizzata dalla spiegazione della professoressa di storia. Mi manca vagare per i corridoi senza meta solo per fare due passi e scambiare due parole con la mia migliore amica. Mi manca persino la fila interminabile alle macchinette per poi realizzare di non avere abbastanza credito nella chiavetta. Insomma, mi manca la scuola, mi mancano tutte quelle cose che sto perdendo.
Giulia, Liceo Linguistico Virgilio, Milano
Potete inviare la vostra lettera alla scuola all’indirizzo: lettere@vanityfair.it. Le sono nello speciale Cara Scuola, ti scrivo…