Dopo la sospensione del profilo di Donald Trump da Facebook, Twitter, Instagram, è stato oscurato anche il social network dove l’ormai ex presidente americano aveva annunciato di voler «emigrare» e dove il leader della Lega Matteo Salvini si era appena iscritto: si tratta di Parler, piattaforma molto popolare tra i simpatizzanti della destra americana che è servita anche per organizzare le rivolte dello scorso 6 gennaio, la cui app è stata rimossa da alcune ore da App Store e Google Play e che ora anche Amazon, che lo ospitava sui suoi server, ha definitivamente disabilitato.
Il motivo, ha spiegato Amazon, è che Parler non ha moderato adeguatamente «post che chiaramente incoraggiano e incitano alla violenza»: dei circa 100 post segnalati solo nell’ultima settimana, Parler non è intervenuto su nessuno.
Nello spirito di Parler, d’altronde, fondato nel 2008 da un gruppo di ricchi conservatori, e che ha raddoppiato gli iscritti a ridosso delle elezioni: da 4 milioni e mezzo a 8 milioni solo a novembre, fino ad arrivare agli attuali 15 milioni. Dell’assenza di censura ha sempre fatto il suo punto forte: «Leggi le notizie, parla liberamente» è la frase che si legge(va) nella sua schermata iniziale, strutturata in modo molto simile a Twitter, con la possibilità di decidere chi seguire, di pubblicare foto, e con la sola differenza che i post potevano essere lunghi fino a 1000 battute.
Lo stop di Amazon e degli app store potrebbe essere la fine del social network, lo stop definitivo a uno dei forum più frequentati da quella grossa fetta di americani di ultradestra pro Donald Trump, tra i quali complottisti sostenitori di teorie come quella di QAnon. Lo stesso amministratore delegato di Parler, John Matze, non ha nascosto le difficoltà nel trovare un nuovo server pronto a ospitare la piattaforma e in un’intervista a Fox News ha anche accusato Apple e Amazon di «soffocare la libertà di parola».