Non si può nemmeno definire una riapertura a macchia di leopardo. Sono appena tre le regioni in cui riaprono, in presenza, le scuole superiori. Si va in classe, solo al 50%, in Valle d’Aosta, Toscana e Abruzzo. Il 7 gennaio era partito l’Alto Adige. Per le altre regioni la data è da stabilire. Anche se ci sono date, non sembra possibile stabilire quando davvero la scuola non sarà più solo didattica a distanza.
In classe solo il primo di febbraio in Basilicata, Friuli Venezia Giulia, Marche, Sardegna, Veneto, Calabria e Sicilia. Didattica a distanza fino al 18 gennaio in Liguria, Lazio, Molise, Piemonte e Puglia. Il 25 gennaio dovrebbero tornare in classe gli studenti di Campania, Emilia-Romagna, Lombardia e Umbria.
Comune è la protesta, uguale per tutti la disillusione per i continui rinvii. La didattica a distanza, dicono ragazzi, genitori e insegnanti, non potrà mai sostituire la scuola in presenza, l’avere compagni di banco, professori a pochi metri, bidelli nel corridoio, amici da incontrare.
È questo che manca a decine di ragazzi di tutta Italia. Lo hanno raccontato scrivendo lettere indirizzate alla scuola che pubblichiamo da oggi per tutta la settimana.
Stefania Aldieri 5E Liceo Linguistico S. Quasimodo Magenta (MI)
Ebbene, abbiamo paura. Abbiamo paura perché ci siamo accorti di non essere invincibili, e questa tremenda consapevolezza ci ha travolto; un po’ come facevano le onde troppo alte quando da piccoli giocavamo sulla spiaggia. In quel tempo, non temevamo niente, neanche il mare, lo guardavamo dritto negli occhi e spavaldi, gli correvamo incontro. Un giorno però, il mare ci ha voluto insegnare una lezione, ha mandato un’onda più grande delle altre, un’onda altissima; che ci ha travolto. Mentre l’acqua ci trascinava sempre più in profondità e non potevamo respirare e sbattevamo la testa e bevevamo, per la prima volta abbiamo avuto paura del mare; da allora nuotare non è più stato lo stesso.
La pandemia è stata per noi giovani, “l’onda altissima” della vita. Niente poteva fermarci, noi potevamo fare e essere tutto ciò che volevamo, ogni idea era reale, palpabile, ogni sogno concreto ai nostri occhi e così un giorno eravamo astronauti e quello dopo magari scrittori. La vita però, proprio come il mare, ci ha voluto insegnare una lezione e ha travolto la nostra realtà. Nulla è più come prima, il nostro presente è stato sconvolto, non possiamo più confrontaci con persone della nostra età, che vivono ciò che viviamo noi, che pensano ciò che pensiamo noi e siamo costretti a relazionarci soltanto con il duro giudizio che abbiamo di noi stessi.
Anche il nostro futuro è irresoluto, in una società come la nostra, altamente competitiva, solo chi studia può avere una speranza di vita degna e ci si domanda dunque, se nel mondo del lavoro, vi sarà spazio per dei giovani, cui sono stati sottratti due anni di studi. Insomma, l’incertezza domina nelle nostre esistenze, ci sentiamo completamente soli e per la prima volta abbiamo paura della vita; sappiamo che da adesso sognare non sarà più lo stesso. Questa paura ci ha pietrificati, terrorizzati, e disorientati enormemente, tuttavia ci ha anche donato un insegnamento prezioso. In fondo noi sappiamo che, se non temessimo il mare, un’onda troppo alta potrebbe affogarci e allo stesso modo che se non temessimo la vita, tutto a un tratto, essa potrebbe sopraffarci. Dobbiamo dunque ringraziare le onde e le difficoltà per averci insegnato a sopravvivere, a non mollare mai, a essere resilienti e a superare con grazia gli “scogli” della vita.
Lavinia, 15 anni, Roma
Cara scuola,
ultimamente è stato un po’ difficile apprezzarti,
sei cambiata continuamente,
al momento sbagliato,
senza neanche avvisarmi,
e mi hai voltato le spalle
quando ne avevo più bisogno.
Cara scuola non sei mai stata per me una nemica,
né qualcosa di sgradevole
quanto mai indesiderata,
ma ultimamente, te lo confesso, mi fai sempre più paura,
mi fai urlare e piangere
mi sento abbandonata
Ti ho rincorso per mesi senza sosta,
da una parte all’altra
e poi mi hai piantato in asso
come Teseo con Arianna.
Cara scuola ti sento distante
lontana come mai prima d’ora
io continuo ad urlare, a chiamarti
a chiederti di far qualcosa;
a provarci almeno un po’
a non lasciarmi da sola.
C’è tanto da fare
tanto da migliorare ancora
noi siamo qui ad aspettare
tu non mollare la presa.
Cara scuola so che è un periodo difficile anche per te,
che è successo l’inaspettabile,
e sarai confusa quanto me,
ma cerca di capirmi quando ti dico,
ti ho detto e ti ripeto,
che se d’ora in poi continuiamo insieme
tutto diventerà più semplice.
Giulia Ruberti, Liceo Classico B. Zucchi, Monza
Questa volta pensavo veramente di poter tornare a scuola: da quando era stata presa la decisione di riaprire i cancelli il 7 gennaio, ero pronta e felice di ripercorrere i corridoi, di guardare negli occhi i professori, di ridere insieme ai miei amici. Ero impaziente di assaporare di nuovo tutto questo, che, a ogni notizia così incerta e passeggera, mi manca sempre un po’ di più. Quasi ogni giorno c’è una nuova e bellissima illusione, infranta subito da continui e sfiancanti ripensamenti.
Per questo ho deciso che non mi posso fare più travolgere dall’entusiasmo che ha accolto ogni (non) riapertura: rischiamo di perdere la forza necessaria per restare tutti comunque uniti. La forza per fare tornare la scuola da noi, se noi, per ora, non possiamo tornare.
Giulia, Liceo Linguistico Virgilio, Milano
Ecco qui, di nuovo la stessa situazione: ero convinta che, al termine delle vacanze natalizie, avrei avuto l’occasione di tornare ad una vita scolastica e sociale più o meno normale, e invece, ancora una volta, ci ritroviamo davanti ad uno schermo nero tra i problemi di connessione e l’isolamento più totale. Mi manca commentare le lezioni di matematica incomprensibili con la mia compagna di banco. Mi manca trascorrere l’intervallo ridendo per delle assolute sciocchezze in compagnia delle mie più care amiche.
Mi mancano i docenti, tutti quanti, anche quelli più pesanti. Mi manca l’essere completamente ipnotizzata dalla spiegazione della professoressa di storia. Mi manca vagare per i corridoi senza meta solo per fare due passi e scambiare due parole con la mia migliore amica. Mi manca persino la fila interminabile alle macchinette per poi realizzare di non avere abbastanza credito nella chiavetta. Insomma, mi manca la scuola, mi mancano tutte quelle cose che sto perdendo.