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Giuseppe Giofrè: «Io, ballerino gispy tra Amici e Taylor Swift»

Dopo aver vinto la categoria Ballo di «Amici» nel 2012, Giuseppe Giofrè vola in America dove diventa il ballerino dei tour di Taylor Swift, di Jennifer Lopez e di altre popstar come Ariana Grande e Camila Cabello. Storia di un ballerino calabrese che sogna di diventare il nuovo Luca Tommassini
Giuseppe Giofrè
Giuseppe Giofrè
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Giuseppe Giofrè
Giuseppe Giofrè
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Giuseppe Giofrè
Giuseppe Giofrè

Il sogno di una vita, quello che custodiva dentro di sé fin da bambino, Giuseppe Giofrè lo ha sfiorato nel 2019, quando è riuscito a conoscere Britney Spears per far parte della crew della sua ultima residency a Las Vegas. Scriviamo «sfiorato» perché il progetto è stato cancellato prima ancora di debuttare per cause non ancora del tutto chiare, lasciando in Giuseppe la gioia di aver ballato con la sua beniamina, ma l’amarezza di non averlo potuto fare sul palco, davanti al pubblico.

«Se ho iniziato a ballare lo devo soprattutto a Britney» racconta Giuseppe al telefono dalla sua casa di Londra, città dove vive da circa sei mesi in attesa di riprendere la sua attività e di tornare in America. Negli ultimi sette anni, infatti, Giofrè, 28 anni il 10 gennaio, non si è mai fermato: dopo la vittoria nella categoria Ballo ad Amici nel 2012, ha trovato a Los Angeles la sua El Dorado. Dai tour e dai videoclip con Taylor Swift all’ultimo video realizzato da Dua Lipa per la versione inglese di Vogue, Giofrè ha lavorato e ballato praticamente con tutte le popstar in circolazione. Da Jennifer Lopez ad Ariana Grande. Da Camila Cabello ai Jonas Brothers.

La sua ultima esibizione dal vivo risale al febbraio del 2020 proprio insieme a questi ultimi, a Londra. «Il primo lockdown me lo sono fatto in Italia, ma ad agosto mi sono spostato a Londra e ho deciso di rimanerci per un po’. Vista la situazione che c’è in America adesso, non mi sembrava il caso di tornare» spiega Giuseppe che, da quando il confinamento è diventato effettivo, passa le sue giornate continuando i suoi allenamenti di crossfit, al quale dedica circa un’ora, e correndo e saltando con la corda per impegnare il tempo e raggiungere il punto massimo della concentrazione: «Fare attività fisica mi distrae, è l’unica cosa che mi fa staccare da tutto e che mi permette di dedicarmi al mio benessere» insiste Giofrè che, proprio grazie alla forma fisica e agli scatti che condivide su Instagram, dove ha più di 450mila follower, ha conquistato il cuore dei fan che vedono in lui la favola che è diventata realtà. Passare da Gioia Tauro, il paesino calabrese nel quale è cresciuto, a North Hollywood, d’altronde, è un bel salto, e chissà che le sorprese non finiscano qui.

Perché ha scelto di trasferirsi a Londra e non di rimanere in Italia?
«Forse perché mi offre di più. In Italia i ballerini non sono sfruttati al massimo e non hanno le occasioni che, invece, arrivano dall’estero, purtroppo».

Perché, secondo lei?
«Perché mancano le agenzie con i manager che possano proporti agli artisti e ai direttori. Avere un agente che ti sponsorizza e ti mette sul piatto un videoclip o qualsiasi altro progetto ti fa sentire bene, in pace con te stesso. In Italia manca un po’ questo pensiero».

A Londra vive da solo?
«Sì. Essendo stato 7 anni in giro per il mondo, ormai faccio fatica a considerare un posto come “casa”. Sono un ballerino gipsy: viviamo una sola volta e mi sento fortunato ad aver viaggiato così tanto per andare in tour, ma ammetto di essere un po’ stanco. Il 2020 mi è servito per resettare, per capire cosa conta davvero nella vita. Di certo non mi piace restare fermo: adoro i nuovi inizi, ricominciare con persone e ambienti nuovi. Nel prossimo futuro mi piacerebbe tornare in America, ma non a Los Angeles. Magari cambio e vado a New York, chissà».

In questi mesi ha continuato ad allenarsi a casa: i sacrifici a tavola, invece, li pratica?
«Zero, mangio di tutto. Mi piace molto cucinare, infatti faccio la spesa tutti i giorni».

Il suo piatto forte?
«La lasagna. Prima ero un grande fan di quella di mia zia, poi di quella di mia madre e, infine, di quella della mia amica Sara che mi ha insegnato i trucchi per prepararla. Ora la faccio meglio di lei».

Parliamo un po’ dei profumi dell’infanzia e torniamo a Gioia Tauro, in Calabria, dove parte tutto.
«Inizio a ballare all’età di 7 anni, quando mamma mi vede saltare da un divano all’altro di casa. Ricordo quando vedevo ballare Natalia Estrada e Luca Tommassini a La sai l’ultima? e sognavo di essere come Luca: ho questa immagine del me bambino che guarda la tv e inizia a ballare. A quel punto i miei mi iscrivono a una scuola amatoriale di Gioia Tauro fino ai 17 anni, quando mi sposto a Reggio Calabria e seguo delle nuove lezioni con un’insegnante, Noemi, che spesso mi paga l’autobus perché vengo da una famiglia umile, dove i soldi scarseggiavano».

Poi cosa succede?
«In Calabria quando compi 18 anni si usa fare una festa molto importante, ma io dissi ai miei di pagarmi con quei soldi un volo per Los Angeles per studiare danza: mi ritengo molto fortunato ad aver avuto una famiglia che ha sempre creduto in me e investito nella mia passione. Prima di partire, però, feci il primo provino ad Amici, ricevendo l’esito una volta in America: mia madre mi disse di tornare subito perché certi treni passano una sola volta, e aveva ragione. Anche se mi sentivo in colpa per i soldi che avrebbero speso, mi lasciai convincere e rientrai in Italia. Feci Amici e lo vinsi».

Lei Amici lo guardava da sempre, poi.
«Fin dalla prima edizione, sul divano insieme a mia madre, mio fratello e mia sorella. Mi dicevo che un giorno sarei riuscito ad entrare: è stato strano finire dall’altra parte e guardarlo con Maria De Filippi».

Con Maria siete rimasti in contatto?
«Non ci sentiamo, ma la seguo sempre».

Tra l’altro l’edizione di Amici alla quale partecipò fu abbastanza turbolenta, visto che c’era anche la competizione dei Big.
«Per me fu una spinta potermi esibire sullo stesso palco dove poco prima avevano cantato Emma Marrone e Alessandra Amoroso. Per il resto, pensavo al mio percorso e proseguivo per la mia strada».

Ad Amici, poi, ci è tornato 4 anni dopo come professionista. Ha accettato subito?
«Sì, appena l’ho saputo. Ero in Australia per il primo tour di Taylor Swift e, quando mi ha contattato la redazione, ho subito deciso di ritornare. Essere un professionista come Stefano De Martino era un altro sogno da realizzare».

Taylor Swift è senz’altro la popstar con cui ha lavorato di più: il primo incontro se lo ricorda?
«A Los Angeles, durante le selezioni per il 1989 World Tour. Ero tra gli ultimi 22 provinati: una volta esibiti, è apparsa Taylor dal nulla per dirci che saremmo andati in tour insieme. Telefonai a mamma, piangendo. All’inizio Taylor non era un’artista che conoscevo tantissimo, ma lavorare con lei è stata una scoperta bellissima».

Che tipo è Taylor Swift?
«Molto umile, infatti adoro lavorare con lei perché sembra mia cugina, è come se lavorassi in famiglia. Negli anni è diventata l’artista con cui ho legato di più, anche perché ha tantissime attenzioni verso i suoi ballerini: quando entra stringe la mano a tutti, vuole sapere il nome di tutti. Crea un’atmosfera in sala che ti scalda il cuore e ti rende fiero del lavoro che stai facendo».

Da Gioia Tauro a Los Angeles: primo approccio?
«Elettrizzante. Los Angeles non è la mia città preferita ma, di sicuro, per chi vuole fare il mio lavoro è perfetta».

Ricordi dell’infanzia a Gioia Tauro?
«Era un po’ dura. Essere un ragazzo ballerino non era una cosa così comune e sappiamo come venivano visti: la danza era per le donne, dicevano. La mia forza è stata non pensare agli altri, cercando di trasformare le offese e la cattiveria che ricevevo in energia per spingermi oltre».

Oggi ci torna mai?
«Da 3 anni i miei, mia sorella e mio fratello si sono trasferiti a Roma, quindi quando rientro in Italia torno lì. In Calabria, però, scendo per andare a trovare i miei nonni, ai quali sono molto legato, mia zia e tutti i miei cugini. La scorsa estate l’ho passata lì, per dire».

Insomma, a occhio e croce, i sogni si sono realizzati tutti. Compreso incontrare Britney Spears.
«Un sogno a metà, visto che volevo stare sul palco con lei. Certo, sono strafelice di averla incontrata e di averla toccata: quando me la sono ritrovata davanti mi sono detto “ok, sono arrivato”. La prima volta che l’ho vista, l’ho abbracciata e le ho detto di amarla. Lei mi ha chiesto subito da dove venissi e, una volta saputo che ero italiano, voleva farmi registrare in lingua l’intro che sarebbe stata trasmessa all’inizio del tour. Tutto è sempre partito da lei, da Britney».

La ascoltava da ragazzo?
«Da sempre. Se sono un ballerino lo devo a lei, ai video che guardavo su Mtv. È per questo che, quando ci hanno detto che il tour era stato cancellato, ero distrutto. Due mesi dopo, però, fui chiamato per fare l’It’s My Party Tour di Jennifer Lopez: evidentemente doveva andare così».

E J. Lo com’è?
«Tosta. È una persona che sa quello che vuole e che dà sempre il 100% in tutto quello che fa e in cui crede. Durante le prove si sente tutta la pressione del perfezionismo ma, quando poi balli con lei, ti rendi conto di quanto sia stata dura arrivarci. Il duro lavoro paga sempre».

Da amico di Taylor Swift deduco, invece, che non ballerà mai per Kanye West.
«Mai. Al di là di Taylor – con la quale mi scrivo come se fosse una Emma Marrone americana, per quanto è umile e alla mano -, Kanye West non mi piace come artista. È completamente diverso dal mio stile».

Non pensa mai alla possibilità di tornare in Italia in futuro, invece?
«Ho sempre visto Luca Tommassini come un punto di riferimento, una fonte di ispirazione. È partito dall’Italia per poi lavorare con Madonna e Michael Jackson e tornare a casa da vincitore: nel mio piccolo, cerco anch’io di arricchirmi più che posso per coltivare qualcosa di grande per il futuro. Mi piacerebbe, per esempio, essere un direttore artistico, coordinare un tour, decidere delle coreografie importanti. Dai grandi artisti e dai grandi direttori artistici con cui ho lavorato, come Jamie King, ho sempre cercato di rubare tutto quello che potevo, capendo l’importanza di stare dietro al palco per capire come funziona tutto. So che non potrò ballare per sempre e che dipenderà tanto da come reggerà il fisico, quindi mi porto avanti per il dopo. Per ora, però, cerco di concentrarmi sul ballo, visto che ho ancora 28 anni e qualcosa penso di riuscire ancora a darla».

Parliamo un po’ del fisico: i complimenti che riceve sui social le fanno piacere?
«Sì, ma non vivo per quelli. Non mi alleno per far vedere qualcosa, ma per stare bene con me stesso. Ognuno piace nel modo in cui pensa che sia giusto per sé stesso. Siamo liberi di essere chi vogliamo e, quando mi esercito, riesco a pensare solo a questo, alla negatività di cui riesco a liberarmi».

Si piace?
«Il Giuseppe di 7 anni fa, che era magrissimo, oggi sarebbe contento dei risultati che ho raggiunto, ma non voglio dire che mi piaccio. Sto semplicemente bene con me stesso».

Quando era magrolino si piaceva?
«Sapevo di dover mettere su più massa muscolare perché, se fossi rimasto com’ero, non sarei andato troppo lontano. Dell’America mi piace il fatto che non ci sia un prototipo di corpo: nel suo ultimo show, Rihanna ha scelto tutte ballerine con fisici diversi, da quella più magra a quella più rotonda: in Italia non succederebbe mai. La ballerina è bella per quello che trasmette, non per come appare fuori: infrangere il pregiudizio e far capire cosa c’è dietro all’apparenza è forse una delle sfide più grandi per tutti, artisti e non artisti».

Chiudiamo con l’amore: è impegnato adesso?
«No, sono single. In questo momento, però, non ci penso. Senza contare che, ora come ora, non è neanche possibile avvicinarsi alla gente. Sto cercando la luce nelle piccole cose che riesco a fare, tentando di tenermi il più impegnato possibile sperando in un futuro migliore».

(Foto in apertura di Pawel Herman; Make-up Dior Beauty: Fabio Serra; Cardigan Ami, intimo Versace)

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