Quattro morti in un solo fine settimana per le valanghe. Un uomo di 28 anni è morto dopo essere stato travolto domenica mattina nel gruppo del Brenta, insieme ad altri tre scialpinisti. La slavina si è staccata non distante dal rifugio Tuckett. I quattro stavano risalendo un canalone a piedi per poi discendere con gli sci, quando intorno alle 11 sono stati investiti dalla valanga che li ha trascinati per diversi metri.
Sabato un’altra valanga, in Val Senales, ha ucciso una donna di 25 anni, sua figlia di 7 e un’altra bambina della stessa età. La procura di Bolzano ha aperto un’inchiesta per accertare se a far cadere l’imponente massa di neve su una pista sia stato un evento naturale o l’imprudenza di sciatori fuori pista. Il caso è ancora più grave perché ha colpito una pista battuta, non un fuoripista.
Secondo il climatologo del Cnr Antonello Pasini, intervistato dall’agenzia Agi, l’aumento degli influssi caldi fa aumentare il rischio valanghe in montagna perché la neve è meno stabile. Anche il cambiamento climatico è dunque complice di quanto accade, nonostante le valanghe ci siano sempre state. «La temperatura sempre maggiore e la neve molto pesante fanno sì che l’assestamento di questa neve sia meno stabile. A volte succede che nevichi per un’ondata di freddo e che poi, invece, ci sia un’ondata di caldo, e questo può provocare il fenomeno delle valanghe».
Ci sono però misure di sicurezza che si possono prendere quando si va in montagna. In tutte le regioni con rilievi montuosi ci sono bollettini quotidiani con l’indicazione del grado di pericolo valanghe in quella determinata zona.
Il bollettino valanghe di Meteomont, il servizio nazionale di previsione neve e valanghe, viene emesso tutti i giorni alle 14, festività incluse. Sono cinque le categorie di pericolo: debole, moderato, quando la neve è solo moderatamente consolidata su alcuni pendii ripidi e il distacco è possibile con un forte sovraccarico, marcato, quando basta la mossa avventata di un singolo sciatore fuoripista a provocare una valanga e sono possibili anche valanghe spontanee di dimensioni grandi o molto grandi.
I livelli più alti sono forte e molto forte, quest’ultimo quando la neve è instabile e sono da aspettarsi numerose valanghe spontanee molto grandi o di dimensioni estreme, anche su terreno moderatamente ripido. Dal rischio tre in poi, cioè da marcato, le escursioni devono essere limitate, all’ultimo livello sono impossibili.
Le valanghe avvengono quasi sempre in aree di alta montagna con terreni rocciosi nudi, tra i 2.000 e i 3.000 metri secondo quando riporta il sito della Protezione civile. È importante non essere mai soli in un’escursione in zone a rischio e rispettare la segnaletica e le indicazioni presenti sulle piste riguardo le condizioni dei percorsi sci – alpinistici e di discesa fuori pista. Da evitare l’attraversamento di zone come pendii aperti, canaloni, zone sottovento. Meglio partire con un apparecchio di ricerca in valanga (ARVA), che serve per individuare la persona sepolta. Nella maggior parte dei casi la profondità di seppellimento si aggira intorno al metro e con una pala si può scavare da subito, prima dell’arrivo dei soccorsi.
Se la valanga arriva, le zone laterali sono quelle più sicure. Bisogna cercare di mantenere uno spazio libero davanti al petto se si viene colpiti e muovere braccia e gambe, come se si nuotasse, per cercare di avvicinarti al margine della valanga e di rimanere in superficie.