Robbie Williams, 45 anni, ha almeno mille vite. Prima bad boy, poi star internazionale. È sopravvissuto ai Take That, alle dipendenze e alle droghe degli anni ’90, alla depressione, sempre in bilico tra gioia e buio. Oggi, che è tra i più affermati cantanti britannici di sempre e padre di tre (Theodora Rose Williams, nata il 18 settembre 2012, Charlton Valentine, nato il 27 ottobre 2014, e Colette Coco Josephine, nata da madre surrogata nel settembre 2018) si guarda indietro senza rimpianti. E sa che tanto deve ad Ayda Field, la donna che sta al suo fianco dal 2006, sposata nel 2010. Lei, racconta, conosce tutto di lui.
E a tornare al primo incontro, il cantante di Angel oggi confida: «La notte in cui l’ho conosciuta, avevo dormito con il mio spacciatore. Poi lui era partito e mi aveva lasciato un sacco di droga», ha rivelato a You. Ayda all’epoca non se ne accorse: «Non ne avevo idea, ero talmente “quadrata” da non aver notato il suo problema con l’abuso di sostanze». L’avrebbe scoperto in seguito.
La prima idea della 40enne fu questa: «Mi sembrava una popstar triste, rinchiusa nella sua torre». Tra loro fu praticamente colpo di fulmine: «Sentii questa scarica elettrica», ha aggiunto lui. Ma la relazione all’inizio fu intermittente, addii e riprese. Finché non arrivò il consiglio più giusto: «Mi sono imbattuto per caso in Cameron Diaz e Drew Barrymore», ha fatto sapere ancora la star, «Ho iniziato a raccontargli di questa persona con cui avevo appena concluso una relazione, gli stavo elencando tutte le sue cose belle quando Cameron all’improvviso mi disse “Non credo che sia finita”. In quel momento l’universo mi ha parlato. Sono partito e sono andato dritto a casa di Ayda e da quel momento ho preso un impegno con lei».
Sull’educazione dei tre figli, Robbie e Ayda oggi vanno d’accordo. I due più grandi studiano privatamente, in casa, in modo da potere anche seguire i tour del padre: «Siamo un po’ preoccupati sul rischio di tirare su marmocchi disadattati», ha spiegato, «ma ci assicuriamo che partecipino ad attività con altri bambini, come il tennis e la musica, tutti i giorni». L’importante, secondo loro, è che «non diventino mai persone maleducate».