Anche le donne cattoliche non ci stanno più e protestano: «Nella Chiesa siamo discriminate». L’Osservatore Romano, il quotidiano ufficiale della Santa Sede, dedica il suo supplemento “Donna Chiesa Mondo” alle donne che vivono e lavorano all’interno della Chiesa, lasciando a teologhe, donne con l’abito religioso, giornaliste e vaticaniste straniere, lo spazio per dire, in rapporto alla questione femminile nella Chiesa, ciò che pensano di Papa Francesco.
Sono proprio loro a rivendicare che, all’interno della loro Chiesa, si sentono poco apprezzate per le loro competenze, spesso sottovalutate dalle stesse donne oltre che dagli uomini: «Anche in Vaticano le donne sono viste sempre disponibili al servizio, sempre docili ai comandi superiori».
Lanciando un appello a superare una Chiesa cattolica monocolore, dove solo gli uomini hanno incarichi di responsabilità pastorale e le donne sono solo il “focolare” della famiglia: «Necessario rompere il muro della diseguaglianza». Nell’articolo si legge di una certa buona volontà in Bergoglio di voler cambiare la situazione, ma si definisce il Pontefice come “un’eccezione” al livello alto della Chiesa, dove invece prevale ancora la preoccupazione di andare d’accordo e mantenere la tradizione.
La rivista affronta anche un altro argomento molto spinoso per la Santa Sede: la violenza contro le suore, sessuale e sotto forma di abuso di potere, da parte degli stessi uomini della Chiesa. «Il Pontefice ha rotto il silenzio sulla violenza – sottolinea Suor Jolanta Kafka la nuova presidente della Uisg, Unione Internazionale Superiore Generali, che riunisce 1900 congregazioni per oltre 450mila consacrate – e questo ci dà la possibilità di parlare, di essere, anche come Uisg, un luogo di ascolto e di aiuto non solo nei confronti della violenza sessuale, ma di ogni abuso di potere. Già da tempo abbiamo deciso di affrontare il problema seguendo tre strade: creare spazi in cui le sorelle possano parlare. Non c’è niente di peggio che sentirsi vittime e non trovare un luogo di ascolto. Offrire loro appoggio terapeutico e legale, svolgere un lavoro di formazione integrale perché le donne siano più consapevoli della loro dignità e dei loro diritti».
Infine un appello al Papa a firma di Marinella Perroni, teologa e biblista al Pontifico Ateneo di Sant’Anselmo: «Date l’esempio al mondo, anche quello che ci ritiene civilizzato e che invece fa ancora tanta fatica ad accettare che, tra uomo e donna, non esiste uno che è soggetto e l’altra che è oggetto, ma che, ormai, la soggettualità deve essere condivisa».