Pietro Genovese è agli arresti domiciliari dal pomeriggio del giorno di Santo Stefano. È stato dunque arrestato il ventenne che ha investito con la sua auto le sedicenni Camilla Romagnoli e Gaia Von Freymann nella notte fra venerdì 20 e sabato 21 dicembre mentre attraversavano corso Francia a Roma. Il figlio del regista Paolo Genovese è indagato per duplice omicidio stradale.
Il ragazzo è risultato positivo all’alcol test con un valore di 1,4 e ad alcune sostanze stupefacenti, ma questa aggravante non è stata inserita fra le accuse perché l’assunzione poteva non essere recente. L’alcol sì, per un neopatentato il tasso dovrebbe essere zero. Le indagini hanno accertato che in auto con Genovese c’erano anche due amici. I due ragazzi sono stati interrogati dai vigili urbani e hanno confermato la versione del ventenne: «Il semaforo era verde, loro sono sbucate all’improvviso».
Secondo l’ordinanza del giudice che ha disposto l’arresto guidava senza preoccuparsi di dover «scongiurare i rischi per sé e per gli altri» e il suo comportamento non era occasionale, ma abituale con il rischio di reiterazione: già in passato «gli era stata ritirata la patente di guida per violazione al codice della strada». Da qui la scelta degli arresti domiciliari: «sebbene incensurato e di giovane età, potrebbe guidare l’auto di amici o conoscenti anche senza la patente».
Quattro automobilisti, presenti al momento dello schianto, hanno testimoniato. Gaia e Camilla, amiche e compagne di banco 16enni, hanno attraversato con il semaforo rosso per i pedoni corso Francia, nel quartiere romano di Ponte Milvio, e non sulle strisce pedonali, ma scavalcando il guard rail. Il giudice la definisce «condotta incautamente spericolata», ma non è un attenuante per chi le ha colpite.
Per la ricostruzione dei vigili l’auto di Genovese arrivava a 70 km orari, in una zona dove il limite sarebbe 50. Ha travolto le due ragazze: l’impatto ha sbalzato una a 20 metri e l’altra a 25 dal punto in cui si trovavano. Sono morte sul colpo. Il ragazzo ha fermato l’auto circa 300 metri dopo con il cofano accartocciato e il motore in blocco. Gli inquirenti attendono risposte dall’analisi del cellulare di Genovese per capire se al momento dello schianto fosse al telefono.
«Percorreva una strada all’interno di un agglomerato urbano in un punto caratterizzato dalla presenza di case e locali notturni a velocità elevata e con un tasso di alcol nel sangue superiore al limite consentito» dice l’ordinanza riportata dal Corriere della Sera. Non ha voluto causare l’incidente, ma ha violato le regole «di diligenza e prudenza che si richiede a ogni automobilista al fine di scongiurare situazioni di pericolo proprio e altrui».
La notizia dell’arresto di Genovese è arrivata mentre in corso, nella parrocchia del Preziosissimo Sangue, una preghiera per Camilla e Gaia, con i genitori e gli amici, i compagni del liceo De Sanctis e tante persone del quartiere. Nella stessa chiesa, nella mattina di venerdì, i funerali. L’ultimo saluto alle ragazze sarà dato insieme. In chiesa ci saranno due cartelloni, con le foto e le firme di tutta la classe. «La tua risata che riempiva la stanza ora ci rimbomba nel cuore», è la dedica per Gaia. «E voglio ricordarti come’eri, pensare che ancora sorridi» quella per Gaia.
«Gli hanno dato i domiciliari? Meritava sicuramente qualcosa di più, ci ha portato via due angeli, comunque è una buona notizia», ha detto la mamma di Gaia. «Quel ragazzo rimane un disperato» aggiunge dicendo che nessuno della sua famiglia ha parlato con loro. «Non mi cambia niente che l’abbiano arrestato. La verità è che Camilla aveva ancora tanto da darmi e invece adesso siamo ridotti così, non m’importa niente lui, il mio cuore è tutto con Camilla e con Gaia, cosa posso dire? La giustizia va avanti» ha detto invece il padre di Camilla.