Chiara Baschetti è reduce da un provino, ancora in balia dell’adrenalina che accompagna qualsiasi prova importante. «Quando pensi che siano andati bene non vanno, e quando pensi che siano andati malissimo, invece, ti chiamano», spiega al telefono la modella e attrice originaria di Cesena, protagonista di diverse campagne di moda, da Emporio Armani a Ralph Lauren, e volto noto della fiction nostrana. Nell‘Isola di Pietro, la serie con Gianni Morandi arrivata alla terza stagione e in onda il venerdì in prima serata su Canale 5, interpreta Elena, una ragazza che lotta per la sua indipendenza e cerca di mettere ordine nel suo cuore. Un ruolo che ha permesso a Chiara di farsi conoscere dal grande pubblico e di emanciparsi da certi paragoni ingombranti che la vedevano come la Cindy Crawford italiana.
«Le persone ti possono riempire di complimenti, ma se non sei tu la prima a credere nelle tue potenzialità il resto non conta. All’inizio era divertente, era una cosa bella. Mi dicevo, wow, assomiglio a Cindy Crawford, ma presto le interviste vertevano solo su questo: siamo due donne molto diverse, Cindy è Cindy, ma io sono Chiara e non c’entro niente con lei», sottolinea la Baschetti spiegando che non è possibile costruire una carriera sulla somiglianza con qualcun altro. Lei ce l’ha fatta e, fra la terza stagione de I Medici dove la vedremo nel ruolo di Fioretta Gorini e il sogno di trasferirsi all’estero, tutto sembra in discesa. Comprese le insicurezze con cui ha convissuto fin da ragazza, quando la chiamavano «Olivia», come la compagna di Braccio di Ferro, o «prolunga» e che adesso affronta a testa alta, finalmente libera di essere sé stessa.
Che effetto le fa rivedersi in tv?
«È una cosa che mi piace. Non lo faccio per distruggermi o per aspettarmi dei complimenti, ma per cercare di capire dove sbaglio, dove potevo fare di più. Sono molto realistica e cerco di essere obiettiva, senza dimenticarmi di guardare il prodotto anche dal punto di vista dello spettatore, se riesco a entrare nella storia, se mi emoziono guardando una certa scena oppure no».
È severa o indulgente quando si tratta di autocritica?
«Su alcune cose sono indulgente e dovrei essere più critica, mentre su altre sono estremamente critica e dovrei essere più indulgente. Direi un cinquanta e cinquanta, anche se tendenzialmente sono più critica. L’insicurezza ti porta a essere estremamente severa, cerchi sempre qualcosa di più, voler fare sempre meglio».
Si reputa una perfezionista?
«Miro sempre a raggiungere la perfezione e, se non ci riesco, mi arrabbio, mi distruggo. Con il resto del mondo, invece, sono molto più elastica: gli altri possono sbagliare, io no».
Quando ha cominciato la carriera di modella le chiedevano di essere perfetta, ma avuto delle ripercussioni fisiche per le pressioni a cui era sottoposta.
«È per questo che cerco di lavorare nella direzione opposta, essere più morbida, accettarmi un po’ di più. Sono stata severa per tantissimo tempo nei confronti di me stessa, ma sto cercando di cambiare, essere più permissiva sugli errori che commetto».
Lei il lavoro di modella lo ha iniziato per caso, reclutata da un talent-scout in spiaggia. Dove sarebbe oggi se non fosse andata al mare quel giorno?
«Mi sarei dedicata sicuramente al campo umanitario, all’accoglienza. A quei tempi lavoravo come volontaria e mi sarebbe tanto piaciuto partire, aiutare tutte le persone che avevano bisogno di aiuto. È una cosa che ho fatto fin da piccola ma poi, a 16 anni, le cose sono cambiate e le priorità sono diventate altre. Penso, però, che oggi mi piacerebbe ritagliarmi del tempo per farlo, è una cosa che ci riporterebbe tutti coi piedi per terra: viviamo talmente veloci tutto quello che facciamo che è raro fermarsi a pensare a quanto siamo fortunati».
Lei riesce a fermarsi?
«Cerco di farlo costantemente, di prendermi del tempo per me. Seguo un percorso con una psicologa da diversi anni e amo profondamente l’introspezione. Quando perdo la bussola e mi ritrovo travolta dal caos e dall’ansia cerco di fermarmi, riflettere, respirare, apprezzare quello che ho».
Una pratica che esercita anche con la recitazione: è arrivata per caso come è arrivata la moda?
«È una cosa che sentivo da quando ero piccola. Da modella mi dicevano tutti che avrei dovuto fare l’attrice e sono stata fortunata a prendere il treno che mi è passato davanti. Nel 2015 ho avuto l’enorme fortuna di interpretare questo ruolo nel film con Claudio Bisio e mi si è aperto un mondo: in quel momento mi sono detta di studiare e di mettermi sotto per fare questo lavoro che amo molto».
È una secchiona?
«Non direi perché di base sono abbastanza pigra, mi piace divertirmi, ma non sono molto ligia al dovere. Però, crescendo, sto imparando che, se vuoi raggiungere un obiettivo, te lo devi costruire. Mi piace l’idea di faticare e di impegnarmi perché mi rendo conto che, quando mi ci metto, i risultati li porto a casa. Sono una che si applica, che esegue».
Infatti la vedremo anche nella terza stagione dei Medici. Per lei, che per lavoro ha indossato tantissimi abiti, com’è stato infilarsi in un vestito del Quattrocento?
«È stata una vera figata. Avere metri di stoffa intorno alla vita, gonnelloni pesanti, zero trucco e i capelli acconciati in cui certo modo è stato molto interessante soprattutto perché recitare senza maschere ha qualcosa di liberatorio. È stato bello sentirsi una donna di quel tempo, anche se so bene che oggi le donne abbiano il potere di scegliere, di stringere con mano la propria libertà molto più di quanto non fosse possibile prima».
A proposito di scelte, dipendesse da lei con chi le piacerebbe lavorare un domani?
«Mi piacerebbe fare un film con Gabriele Muccino e lavorare con Luca Marinelli. Credo che ogni professionista che incontri nel tuo cammino ti dia delle cose che ti aiutano a crescere ed è fondamentale soprattutto per un attore. Mi piacerebbe anche provare ad andare all’estero e avere la possibilità di fare un lavoro in lingua, provare a vivere dei set diversi dai nostri».
La famiglia e l’Italia non le mancherebbero?
«Quello senz’altro. Nella mia vita sono sempre stata molto nomade e restare in Italia in questi ultimi tre anni e vivere una quotidianità che non avevo mai vissuto prima è una cosa che mi ha dato molta serenità. Però penso anche che non è ancora arrivato il momento di fermarsi davvero. Finché posso, esploro, poi il resto verrà da sé».